Processo Laura Ziliani, parola alle difese poi la sentenza

La Procura di Brescia ha chiesto l'ergastolo per i tre imputati: due delle tre figlie della vittima, Silvia e Paola Zani e il fidanzato della maggiore, Mirto Milani.

Temù. Parola alle difese, questo martedì, nel corso del processo per l’omicidio di Laura Ziliani, la ex vigilessa 55enne di Temù (Brescia), trovata senza vita nel paese camuno l’8 agosto del 2021, dopo tre mesi dalla sua scomparsa.
Alla sbarra per il delitto e l’occultamento del cadavere il cosiddetto “trio criminale”, composto da due delle tre figlie della vittima, Paola e Silvia Zani, e dal fidanzato della sorella maggiore, Mirto Milani.
La Procura di Brescia ha chiesto l’ergastolo per tutti e tre gli imputati, rei confessi. Questo martedì tocca alle difese, quindi alle parti civili. Nel pomeriggio oppure mercoledì eventuali repliche e poi la camera di consiglio per la sentenza.
Per il pm Cathy Bressanelli, si tratta di «un omicidio premeditato» come dimostrerebbe «la “prova generale” di qualche settimana prima, ancora più orribile perché consumato il giorno prima della Festa della mamma».

Laura Ziliani

Per la pubblica accusa l’omicidio avrebbe più moventi e non solamente quello economico, ovvero la possibilità per Silvia e Paola, con la morte della madre di gestire il suo patrimonio immobiliare, ma anche nel rancore che i tre imputati riversavano nei confronti della donna, soffocata a mani nude nella sua abitazione di Temù dopo essere stata stordita con un dolce imbottito di psicofarmaci. Il cadavere è quindi stato trasportato in una fossa precedentemente scavata e lì è rimasto fino alla piena del fiume Oglio che ha riportato la salma in superficie.
Per l’accusa non ci sarebbero dubbi: i tre hanno agito insieme, decisi a portare a termine il proposito omicidiario con un “patto del silenzio” rotto poi in carcere da Mirto Milani che ha fatto alcune confidenze al compagno di cella, permettendo così di stringere ulteriormente la morsa verso i responsabili del delitto.

 

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