Capriolo, trovata l’arma del delitto

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    carabinieri6.jpgIl coltello era nell'abitazione dell'indagato. Ma le indagini non sono concluse.


    carabinieri.jpg(red.) Dopo la confessione, il ritrovamento dell’arma del delitto. Sembra in via di definizione il quadro delle indagini attorno all’omicidio di Giuseppe Zani il 78enne falegname in pensione di Capriolo (Brescia), ucciso a colpi di coltello nella sua abitazione di via Roma da Maurizio Alghisi, 50 anni, figlio della seconda moglie della vittima e reo confesso del delitto.
    Una tuta bianca identica a quella indossata la notte della tragedia è stata infatti rinvenuta dagli inquirenti così come il coltello usato per sferrare i fendenti mortali al collo dell’anziano. La lama era nascosta  fras altri utensili in un cassetto nell’abitazione dell’indagato. Il “luminol” ha permesso, in prima istanza, di accertare la presenza di tracce di sangue sul coltello, ma ulteriori approfondimenti sono stati affidati ai Ris di Parma.
    Secondo quanto emerso, tuttavia, pare che Maurizio Alghisi abbia affermato di avere lasciato l'arma sul letto, dopo aver colpito il patrigno. Le sue dichiarazioni, come quelle della mamma Valeriana, che era in casa la notte del delitto e stava dormendo in un’altra stanza, sono ora la vaglio degli investigatori.
    Nella casa di Alghisi, in via Vittorio Emanuele, è stata rinvenuta poi una tuta bianca da lavoro identica a quella macchiata di sangue intercettata dai carabinieri  in un sacco dell’immondizia collocato sotto casa dell’uomo. All’interno vi erano anche frammenti di carta che, ricomposti, sono risultati essere l’estratto bancario del pensionato ucciso. Nel sacco nero anche una borsa di tela che un nipote della vittima ha indicato come quella utilizzata dalla moglie di Zani per fare la spesa.
    E proprio i soldi, oltre a rancori personali e vecchie ruggini sembrano avere armato la mano dell’omicida che, al termine di 15 ore di interrogatorio ha ammesso di avere colpito il patrigno “per vendetta” e per difendere la madre, al termine di un litigio.
    Alghisi, 50 anni, ha una vita difficile alle spalle: tossicodipendenza e la mancanza di un lavoro avevano scatenato la continua, incessante richiesta di soldi alla madre che, a sua volta, chiedeva il denaro al marito. Una situazione incandescente, scoppiata poi nel tragico gesto.
    Il ritrovamento sia della presunta arma del delitto sia degli altri elementi potrebbe determinare l’aggravarsi del quadro accusatorio per Alghisi al quale potrebbe essere contestata la premeditazione.
    Resta anche da chiarire se il 50enne abbia agito da solo o se si sia avvalso della collaborazione di qualcuno.
    Intanto le indagini attendono anche il responso dell’autopsia eseguita sul corpo del 78enne. L’accertamento medico-legale è infatti indispensabile ai fini dell'inchiesta giudiziaria ancora in atto.

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