Bozzoli e morte Ghirardini, giudice non archivia e dispone nuove indagini

I familiari dell'operaio trovato senza vita nel 2015 dopo il datore di lavoro hanno ottenuto il diniego ad archiviare.

(red.) Nessuna archiviazione, ma disposte nuove indagini nel caso della morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della fonderia Bozzoli di Marcheno trovato senza vita a Case di Viso, in Valcamonica, nell’ottobre del 2015 quasi una settimana dopo la scomparsa del datore di lavoro Mario Bozzoli. La procura generale di Brescia ha avocato l’inchiesta legata a Ghirardini e anche quella di Bozzoli, ma nel primo caso il magistrato aveva poi chiesto al giudice di archiviare. Secondo lui, non c’erano prove certe che i nipoti Alex e Giacomo Bozzoli, unici indagati, fossero responsabili della presunta istigazione al suicidio di Ghirardini.

L’uomo, infatti, venne trovato morto con un’esca al cianuro nello stomaco. Secondo lo stesso magistrato, l’operaio, scosso dalla scomparsa del titolare di cui era amico da una vita, avrebbe potuto decidere in autonomia di togliersi la vita. Al contrario, i familiari di Ghirardini hanno chiesto e ieri, martedì 5 gennaio, ottenuto dal giudice Elena Stefana di non archiviare, ma disporre altri sei mesi indagini.

E come prova hanno depositato un’intercettazione in cui si sentono gli operai Oscar Maggi e Abu, in auto e anche loro presenti la sera della scomparsa di Mario Bozzoli, dire che “se Giuseppe racconta tutto, noi siamo nei casini”. Di conseguenza, il caso Ghirardini va avanti, mentre il 14 gennaio in Corte d’Assise si aprirà il processo a carico di Giacomo Bozzoli, l’unico imputato della scomparsa dello zio Mario.

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