Sirmione: chiusura immediata di un supermercato per ‘ndrangheta

Il provvedimento del Comune segue la scia della maxi-inchiesta "Glicine Akeronte", che questa estate ha portato a 43 arresti e 123 persone indagate in tutta Italia.

Sirmione. Il Comune di Sirmione ha disposto con un’ordinanza l’immediata chiusura di un supermercato per “interdittiva antimafia“. Il locale è un piccolo supermarket di circa 175 m² situato all’interno di un noto campeggio. Mentre la struttura ricettiva sarebbe estranea ai fatti, il proprietario del supermercato è stato arrestato per mafia questa estate nel corso della maxi-inchiesta “Glicine Akeronte”. Si tratta dell’imprenditore Mauro Prospero, un 63enne originario di Peschiera del Garda e residente a Sirmione. Oltre a Prospero sono 42 gli arrestati e 123 le persone indagate a seguito dell’operazione dei Ros (raggruppamento operativo speciale) dei carabinieri.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, tra gli obiettivi della ‘ndrangheta ci sarebbe stata l’apertura di una casa per il gioco d’azzardo. “Si tratta di un settore verso il quale la cosca Megna ha manifestato un particolare interesse”, ha affermato il gip calabrese Antonio Battaglia. L’inchiesta si è conclusa questa estate e ha visto il coinvolgimento di comandi provinciali da mezza Italia, con la collaborazione dei nuclei di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Potenza, Brescia, Mantova, Milano e Parma. Proprio da Mantova è poi arrivata a Sirmione la segnalazione che riguardava il supermercato: la Camera di Commercio di Mantova ha indicato le connessioni tra l’esercizio e gli arresti di questa estate, e dopo le opportune verifiche dal Comune è immediatamente partito il procedimento. In base alle norme previste tra gli “effetti delle misure di prevenzione del Codice delle leggi antimafia” (DL 159/2011) è scattato il provvedimento interdittivo per la chiusura dell’attività.
L’imprenditore gardesano proprietario del supermercato rimane agli arresti domiciliari, così come le altre 42 persone (distribuite tra Lombardia, Basilicata, Calabria ed Emilia Romagna) per cui il tribunale di Catanzaro ha emesso le misure cautelari. L’operazione “Glicine Akeronte” è stata definita un duro colpo alla ‘ndrangheta e ha portato a una vasta gamma di ipotesi di reato: tra le altre, associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione, estorsione, falsità ideologica, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori e truffa. La vicenda è un’ulteriore testimonianza della crescente influenza della ‘ndrangheta al Nord, in particolare a Brescia dove ormai sembra prevalere sulle altra forme di criminalità organizzata.

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