Cassazione: firme false, “bocciato” Formigoni

Per i supremi giudici il Consiglio di Stato fece bene ad ammettere l'istanza dei Radicali. Il Pirellone ora deve pagare 5.200 euro ai legali della controparte.

(red.) Respinto, dalla Cassazione, il ricorso con il quale la Regione Lombardia, rappresentata da Roberto Formigoni, ha contestato la decisione del Consiglio di Statoche, lo scorso 22 settembre, aveva accolto la denuncia dei Radicali Marco Cappato e Lorenzo Lipparini sulla vicenda delle presunte firme false a sostegno della lista ‘per la Lombardia’ alle elezioni del 2010.
Il Consiglio di Stato, contrariamente al Tar che aveva sbarrato la strada alle proteste dei Radicali, aveva anche deciso di sospendere il giudizio in attesa di una pronuncia della Corte Costituzionale che avrebbe potuto ampliare, ma non lo fece, la competenza dei giudici amministrativi nella verifica della ‘trasparenza’ delle elezioni. La Consulta stabilì che la conta delle firme rimane compito del giudice civile, nonostante la lunghezza dei tempi.
Senza successo, in Cassazione, gli avvocati del Pirellone hanno accusato il Consiglio di Stato di aver commesso un atto “abnorme” optando per la sospensione. I supremi giudici, con la sentenza 5943, depositata oggi dalle Sezioni Unite civili, hanno replicato che i magistrati amministrativi si sono solo limitati a “porre il processo in una situazione di temporanea attesa”, nella quale non è nemmeno “in astratto” ipotizzabile pensare che abbiano inteso negare la loro tutela.
La Cassazione, infine, ha bocciato, in quanto “priva di ogni plausibilità”, la tesi dei legali di Formigoni in base alla quale il Consiglio di Stato avrebbe dato una eccessiva “rilevanza” alla questione delle false firme per accaparrarsi la vicenda giudiziaria con una sorta di “sconfinamento, progettato o preannunziato”.
I supremi giudici sottolineano che in nessun modo, anche se ci fosse stato un parere favorevole della Consulta, il Consiglio di Stato si sarebbe potuto occupare delle firme “stante il difetto di richiesta dei ricorrenti Cappato e Lipparini” che avevano promosso la querela di falso davanti al Tribunale di Milano.
Dopo aver dichiarato “inammissibile” il reclamo della Regione Lombardia, la Cassazione l’ha condannata a pagare 5.200 euro di onorari in favore dei legali dei Radicali.

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