Divieto di semina del coregone nel Garda: pescatori sul piede di guerra

“Bloccheremo i porti”, hanno detto i rappresentanti dei pescatori professionisti. Il ripopolamento degli avannotti è stato concesso sia per il Lago d'Iseo sia per quello di Como.

Desenzano del Garda. I pescatori di professione del lago di Garda – persone che ricavano dalla pesca il necessario per vivere – hanno messo a punto la loro risposta alla mancata autorizzazione da parte del Ministero della Transizione Ecologica alla semina degli avannotti di Coregone nelle acque del Benaco, operazione che invece è stata autorizzata sul Lago di Como e sul Lago d’Iseo.
“Bloccheremo i porti”, hanno detto nella conferenza stampa tenuta davanti all’ Incubatoio Ittico regionale di Desenzano del Garda (Brescia), una struttura che da due anni non può più fornire gli avannotti per la semina autunnale nelle acque del Benaco.

Per il Ministero il coregone è una specie aliena – “nonostante nuoti nel Benaco da 100 anni e rappresenti ormai l’80% del pescato” hanno affermato Marco Cavallaro e Simone Bocchio che con la Fai Cisl Brescia rappresentano i pescatori professionisti del Lago di Garda – e farebbe concorrenza al Carpione, specie autoctona a rischio estinzione.
Argomentazioni che i pescatori contestano, forti di una radicata tradizione e di valutazioni scientifiche diverse da quelle ministeriali.

Il ripopolamento dovrebbe iniziare a dicembre. Il divieto imposto al Lago di Garda – quello d’Iseo e quello di Como godono invece di una deroga – mette in crisi non soltanto i pescatori professionisti ma anche la filiera della ristorazione sul Benaco.
“L’auspicio – ha sottolineato Oliviero Sora della Fai Cisl Brescia – è che a sostegno delle buone ragioni dei pescatori gardesani si muovano le tre province che hanno competenza sullo specchio lacustre e insieme a loro la rappresentanza politica dei nostri territori”.

 

 

 

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