Lettere al direttore

La sinistra di Matteo Renzi

Il popolo della sinistra, spesso, vive le elezioni, non tanto come il frutto di una scelta politica, ma come l’espressione della propria identità, ancora ancorata al Pci, come principale punto di riferimento ideologico e culturale. Le ragioni possono essere molte, di certo, che lo si voglia o meno, è ancora vivo oggi il grande mito della sinistra, in grado di riempire le piazze di gente appassionata, di essere strettamente connessa alle avanguardie culturali, di fare politica, parlando di ideali e prospettive, senza scendere quotidianamente a patti con il sistema.
Accanto a ciò è altrettanto evidente come la sinistra in Italia, dopo oltre 20 anni di transizione, non sia ancora riuscita a proporre al Paese un nuovo modello sociale, economico e culturale alternativo a quello del centrodestra.
Il confronto con le stagioni politiche dei singoli Paesi europei negli ultimi vent’anni ed il giudizio sul ruolo dei progressisti nel corso del processo di integrazione continentale, non aiuta ad individuare una risposta a questo problema, occorre quindi affrontarlo in maniera originale.
Alle primarie per la premiership del 2012, Matteo Renzi, non si è proposto solo come leader del centrosinistra per le elezioni, ma come riferimento per costruire, con l’azione di governo, un progetto di sinistra moderna, disposta a affrontare le sfide del futuro con strumenti nuovi e rinnovata energia.
Lo ha fatto con uno stile nuovo e pragmatico, mettendo in discussione il modus operandi del Pd, come organizzazione e come tramite tra società e candidati istituzionali, chiamando il suo elettorato a interrogarsi su cosa voglia dire sinistra oggi. Abbiamo visto tutti come è finita. Oggi, a distanza di meno di un anno, la questione è lì, tenuta viva dall’irriverenza di Matteo Renzi, che pare davvero disposto a mettere a rischio il proprio consenso ed in gioco le proprie ambizioni personali per affrontare il problema culturale, politico ed elettorale della sinistra italiana.
I militanti, gli elettori di sinistra e i dirigenti politici possono continuare a non riconoscere a chi, come Renzi, non rientri negli schemi di ex PCI una “cittadinanza di sinistra”, oppure possono riconoscere la dignità di un’istanza politica e culturale che guarda ad un modello di sinistra attuale e moderna che porta avanti una visione di Paese con tutti i valori della sinistra, senza guardare alle ceneri del PCI per tornare arianimare la passione e costruire l’identità di oggi.
La politica vince quando parla e discute di futuro, quando combatte nuove battaglie e vive nuovi miti, per la sinistra, ancora di più, aver oggi l’opportunità di proporre, dopo decenni, un progetto progressista e riformista coinvolgente e vincente per il nostro Paese, è ragione esistenziale.

Rocco Vergani – segreteria Pd Brescia

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