Brescia, “Cuore Amico” premia quattro missionari

Il "nobel missionario", giunto alla 22esima edizione, riconosce l'impegno ed il lavoro svolto da due religiosi e da due laici che hanno speso la propria vita per i più poveri.

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(red.) Si tiene il 13 ottobre, alle 9,30, all’Auditorium di Confartigianato in via Orzinuovi 28 a Brescia, la 22esima edizione del “Premio Cuore Amico”.
Il “Nobel missionario” che l’Associazione,  fondata nel 1980 da don Mario Pasini, assegna a figure esemplari di missionari con l’obiettivo di dare risalto alla grande opera di civilizzazione promossa dalla Chiesa attraverso l’evangelizzazione  e la crescita delle popolazioni  del terzo mondo.
A dieci anni dalla morte di Don Mario Pasini,  l’Associazione Cuore Amico continua la sua opera di sostegno ai missionari, facendo da tramite tra le  loro richieste e la rete dei donatori.
Come consuetudine anche quest’anno, in ottobre, l’Associazione assegnerà il “Premio” che ha una dotazione complessiva di 150.000 euro.  Il prestigioso riconoscimento fu consegnato nel 1998 anche a Papa Giovanni Paolo II.
Per il 2012 la scelta di Cuore Amico è caduta sul sacerdote Aldino Amato, missionario in Pakistan dal 1962.  La religiosa scelta è suor Maria Giovanna Alberoni, delle suore Orsoline, medico chirurgo in India, in missione dal 1948. Per i laici saranno premiate Lucia Robba e Mariuccia Gorla, volontarie da 31 anni in Congo
“La rivendicazione del rispetto dei diritti umani di libertà, di giustizia, di dignità, di superamento del razzismo – si legge nel regolamento del Premio – sono solo alcune delle linee guida dei missionari che si impegnano, in spirito di cooperazione, per ogni iniziativa che esalti la dignità di ogni singolo essere umano”.
Lucia Robba di Capriano del Colle (Brescia) e Mariuccia Gorla di Inzago (Milano), sono missionarie da 31 anni in Congo. La prima è infermiera e la seconda animatrice dello sviluppo. Due persone molto coraggiose che hanno saputo vivere momenti assai duri e critici, come quello delle continue guerriglie di questi ultimi tempi. Queste due laiche missionarie lavorano ormai da 30 anni nella Repubblica Democratica del Congo.
Lucia era infermiera all’ospedale di Desio. Ha dedicato lunghi periodi di volontariato in Congo, dove si è stabilita dopo la pensione.
Mariuccia è arrivata in Congo, nella diocesi di Uvira, nel 1981 assieme al sacerdote “fideidonum”di Bergamo don Agostino Salvione e a un’altra volontaria. Nel 1982, il gruppo, insieme al missionario saveriano padre Giovanni Querzani, ha iniziato la ristrutturazione di un antico ospedale di una società mineraria ormai abbandonato. L’opera nel 1985 è stata affidata alla cooperazione italiana con il gruppo “Centro Volontari Marchigiani”. Mariuccia e Lucia si impegnano in questo progetto: Lucia come animatrice sanitaria e infermiera e Mariuccia come animatrice rurale.
Nel 1995 il progetto “Centro Volontari” termina con un ospedale rimesso a nuovo, equipaggiato e che svolge il servizio sanitario per tutta la zona del Kampene.
Mariuccia e Lucia continuano l’opera appoggiandosi ai missionari saveriani che hanno la cura pastorale della missione. Da allora tanti entusiasmi ma anche  tante difficoltà si sono succeduti. Tra cui la guerra. Per due volte le volontarie hanno vissuto in segregazione, assieme ai missionari, da parte delle milizie combattenti a Kampene, centro di scontri e degli orrori della guerriglia. Nel 1999 rimasero segregate, assieme a due padri saveriani, nelle mani dei guerriglieri Mai-Mai.
Rocambolesca è stata poi la marcia di una settimana sorvegliate dai soldati rwandesi che avevanooccupato Kampene e che avevano portato fuori zona i missionari.
Nel 2002, Kampene si è ancora trovata nell’occhio del ciclone con nuova segregazione delle volontarie e missionari, e con nuove spogliazioni e distruzioni. Dopo ogni allontanamento, le volontarie sono sempre tornate, ricominciando a far funzionare questo ospedale a cui si sono dedicate e che amano fortemente. Nel 2004 i missionari saveriani cedono la missione di Kampene ai sacerdoti diocesani locali. Lucia e Mariuccia vi restano senza mai perdersi d’animo. Con la loro caparbietà, e soprattutto con la loro profonda fede, nonché con i piccoli aiuti che ricevevano dagli amici e dai Missionari Saveriani, sono riuscite, pian piano, a far funzionare ancora l’ospedale. Sacrifici enormi di cui ne sono estremamente fiere.
Sr. Maria Giovanna Alberoni nata il 1.10.1926 San Giorgio Piacentino, medico-chirurgo, è missionaria in India per le Suore Orsoline. Dopo la maturità scientifica entra nella congregazione delle Orsoline.
Nel novembre 1948 parte per l’India. Lavora per 5 anni a Kanpur dove apre un ospedale,il “Mariampur Hospital”.
Suor Maria Giovanna, nativa di San Giorgio Piacentino, appartenente alla Congregazione delle Suore Orsoline, ha portato avanti la sua missione in ambito sociale e assistenziale in India per oltre 50 anni.
Nel novembre 1948 parte per l’India. Lavora per 5 anni a Kanpur dove apre un ospedale, il “Mariampur Hospital”.
Trasferita a Calicut, rimane per 8 anni e mezzo nella scuola per infermieri e al “Nirmala Hospital” (225 letti). Da lì si trasferisce a Vayithiri in un ospedale di 100 letti e a Pambra dove crea un ambulatorio aperto a tutti.
Nel 1978 è destinata all’“Holy Family Hospital” di Bandra, un grande sobborgo di  Bombay dove costruisce un nuovo edificio che porta la capacità dell’Istituto da 22 a oltre 200 posti letto.
Dal gennaio 1986 per 6 anni è superiora provinciale delle Orsoline in India.
Nel 1992 ritorna all’“Holy Family Hospital”, dove svolge la sua opera soprattutto a favore delle donne e dei bambini. Per diversi anni ha anche aiutato, tramite l’adozione internazionale, numerose famiglie Italiane ad adottare bambini indiani abbandonati.
Dal 1996 al 2003 è stata superiora generale dell’Istituto delle Orsoline a Roma.
Per il grande lavoro ed i sacrifici fatti in India per quasi 50 anni di missione madre Giovanna ha ottenuto diversi riconoscimenti: nel 1994 ha ricevuto dalla sua città il riconoscimento ‘L’angil del Dom’ e l’anno successivo gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere della Repubblicaper il prezioso servizio umanitario reso in India. Nel 2001 ha inoltre ricevuto a Piacenza il premio ‘Solidarietà per la vita’.
Nell’ottobre scorso ha ottenuto in India il prestigioso “Premio per la vita”.
Padre Aldino Amato, nato a Molfetta (Bari) il 2 febbraio 1931, è missionario in Pakistan dal 1962.
Ordinato sacerdote nel 1957 nell’ordine Domenicano, parte in missione in Pakistan nel 1962.
A settembre 1962 inizia l’attività a Khuspur dove trascorre 10 anni. Viene poi trasferito a Sahiwal, dove rimane 8 anni. Trascorre due anni a Warispura e 30 anni a Okara, in particolare per la cura pastorale del villaggio 6/4L, Rhempur, dove molte sono state le opere missionarie realizzate.
Con l’aiuto dei Vescovi della Germania ha costruito una scuola superiore per oltre 700 studenti, affidata alle Suore Francescane Missionarie di Maria e una grande scuola femminile, dalla prima elementare fino alla decima classe, per oltre 1500 alunni e 50 insegnanti. Inoltre è nato un grande ospedale, dedicato alla Madonna del Rosario, con reparti per la maternità, la cura della tubercolosi, oculistica, chirurgia ecc. Ha costruito inoltre una banca. Ultima opera: una scuola di avviamento al lavoro, per ragazzi e ragazze che hanno lasciato gli studi. Questa scuola prepara muratori, idraulici, elettricisti, sarte, falegnami. Di tutto questo hanno beneficiato anche i villaggi intorno a Rhempur.
Di grande conforto è aver portato all’età adulta tanti ragazzi e giovani, anche non vedenti, preparati ad affrontare la vita, sia nel lavoro che nella famiglia.

 

 

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