Brescia, “Buonissimo” verso la chiusura

Il titolare del negozio di corso Mameli chiede di ridurre l'affitto. Ma ancora nessuna risposta. "Dove è il piano di rilancio promesso in zona?".

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Buonissimo(red.) A fine novembre il complesso “Buonissimo” di corso Mameli, nel centro storico di Brescia, chiuderà (forse) i battenti. Di conseguenza, i dieci dipendenti che operano tra il ristorante, il negozio di frutta e verdura, le specialità gastronomiche e l’area di eventi, dovranno trovarsi un altro lavoro. I clienti, invece, saranno privati di un’attività commerciale alla quale molti fanno riferimento. L’immobile ex Oviesse dove si trova il negozio era stato comprato nel 2009 da Brixia Sviluppo del Comune di Brescia per un importo di 8,7 milioni di euro. L’acquisizione, avvenuta ai tempi dell’amministrazione guidata da Adriano Paroli, era considerata di un prezzo troppo alto rispetto ai normali canoni di mercato, tanto che il caso finì alla Corte dei Conti. In ogni modo, il Comune, secondo il titolare di “Buonissimo” Tommaso Martini, aveva poi aperto un bando che prevedeva 450 mila euro con cui ristrutturare lo stabile e messo in gara a chi lo voleva.
All’interno finì proprio il market che paga l’affitto alla società Brescia Infrastrutture. Il problema è che l’attività commerciale avrebbe pagato 1,5 milioni di euro per sistemarlo e non i 450 mila indicati. Ma la crisi economica pesa, insieme ai 300 mila euro di affitto arretrato “congelati” da una fidejussione con la proprietà. Il titolare del negozio attacca palazzo Loggia per il fatto che il bando con cui dare l’immobile di via Mameli avrebbe previsto anche un piano di riqualificazione della zona. Opera che non sarebbe stata portata avanti. Per questo motivo, dall’altra parte “Buonissimo” chiede di vedersi ridotto il canone di affitto, ma ancora non sono arrivate risposte. L’idea che il negozio possa chiudere i battenti ha messo in apprensione anche i clienti, facendo partire una raccolta di firme arrivate a più di 700. Si prevede anche un presidio a favore dell’attività. A questo si deve aggiungere, come detto, l’operazione di acquisizione dell’immobile da parte del Comune che ha portato a sollevare la questione alla magistratura contabile.

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