Dopo elezioni, la partita è doppia

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    pirellone.jpgIn gioco gli assessorati in Regione e la successione di Parolini in Provincia.


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    (red.) La questione è ormai all’ordine del giorno. Naturalmente si è già cominciato a discuterne, ma il confronto entrerà nel vivo subito dopo il ponte pasquale.
    bossirenzo1.jpgDa martedì Lega Nord e Pdl, alleati ma anche rivali, cominciano a fare i conti del dopo elezioni e quindi della spartizione degli incarichi. Partendo dall’alto, cioè dagli assessorati della Regione Lombardia.
    Deciderò in base ai tanti
    messaggi che ho ricevuto durante la campagna elettorale e in base ai voti presi provincia per provincia. La mia giunta dovrà essere la sintesi del mio programma. Ma nessuno nasce assessore”, ha già fatto sapere il governatore (per la quarta volta) Roberto Formigoni.
    Che però non s’è sbilanciato, limitandosi solo ad assicurare che Brescia sarà rappresentata nel suo governo.
    rizzimonica.jpgGià, ma da chi? Lasciamo da parte il nome del giovane leghista Renzo Bossi (a destra) che con le sue 12.893 preferenze avrebbe guardato con interesse a una delega anche minore, perché il Carroccio compenserà probabilmente la non eletta camuna Monica Rizzi (a sinistra) con l'assessorato all'Agricoltura.
    E ricordiamo che nell’ultima legislatura gli assessori regionali bresciani erano due: quello alla Casa
    Mario Scotti, decano dell’Udc, e quello al Commercio Franco Nicoli Cristiani
    , Pdl.
    Fuori Scotti perché s’è ritirato dalla politica, ma soprattutto perché il partito di Pierferdinando Casini è escluso dalla nuova maggioranza, resta in gioco Nicoli, da poco alleatosi nel partito con la componente di area cattolica guidata dal ministro Maria Stella Gelmini che ha il parlamentare Giuseppe Romele come plenipotenziario nel collegio bresciano.
    nicolicristianifranco1.jpgMa il camuno Nicoli (a destra), finora signore delle tessere e uomo forte degli Azzurri della nostra provincia, ha dovuto registrare uno smacco nell’ultima consultazione amministrativa. Nonostante l’esperienza e l'accordo con il ministro all’Istruzione, non è stato il primo degli eletti bresciani, avendo dovuto subire un distacco di quasi 3.500 voti dall’esordiente assessore ai Lavori pubblici della Provincia,
    Mauro Parolini
    (19.019  consensi), di area Cl e quindi molto vicino a Formigoni.
    Inoltre al terzo posto, a una manciata di preferenze dalle 15.665 di Nicoli, si è piazzata
    Margherita Peroni
     (14.978), che ha pescato proprio dall’area dei cattolici di base (foto in basso a destra).
    Insomma, dopo 15 anni in Regione, per la prima volta Nicoli rischia davvero di restar fuori dagli assessorati ripiegando magari sulla presidenza di una commissione. Mentre la new entry Parolini è da subito in pole position per un incarico nella giunta del governatore.
    parolinimauro1.jpgE qui si gioca un’altra partita. Quando il desenzanese Parolini (foto a sinistra) lascerà Palazzo Broletto, sul
    la sua successione si aprirà un contenzioso tra Pdl e Lega nel Bresciano.
    Il presidente della Provincia
    Daniele Molgora
    vorrebbe approfittare dell’occasione per dare un taglio: "Meglio dieci assessori, magari con un rimescolamento delle deleghe", ha già detto.
    Ma così si modificherebbero equilibri raggiunti con difficoltà molti mesi fa, passando dall’attuale giunta con sei Pdl e cinque leghisti a un 5-5 che non piace proprio agli Azzurri, soprattutto dopo che il loro partito si è confermato al primo posto in provincia rintuzzando il tentativo di sorpasso del Carroccio.
    Molgora vorrebbe decidere in prima persona, rivendicando la facoltà del presidente di definire la propria giunta, tanto più che il taglio sarebbe in sintonia con la riforma degli enti locali prevista dal decreto Calderoli, diventato legge dello Stato (
    leggi) che sarà operativo dalla prossima elezione e che per la provincia di Brescia prevede 30 consiglieri e nove assessori (vedi qui).
    peronimargherita1.jpgMa il Pdl pretende il diritto di sostituire il proprio assessore, e riconosce a Molgora solo quello di distribuire gli incarichi. O al massimo – sempre in base al vecchio patto – di nominare un dodicesimo membro della giunta, assegnandogli qualcuna delle quattro deleghe che il presidente ha tenuto per sé:
    cultura, bilancio, società partecipate e turismo.
    La palla passerà quindi alle segreterie, cioè alle delegazioni guidate da Stefano Borghesi e Viviana Beccalossi, la quale non mancherà di ricordare ai leghisti che la giunta è frutto di un accordo politico di legislatura, per cui il 6-5 (o in subordine il 6-6) non può essere messo in discussione.
    Si tratta comunque dell’ennesima scintilla per un’alleanza che in Broletto ha già dato qualche grattacapo, come in occasione dello strappo sul polo logistico di Azzano Mella, faticosamente ricucito in dicembre (
    leggi qui).
    Tanto più che sui Lavori Pubblici, delega di serie A nel manuale Cencelli della Provincia, hanno messo gli occhi in parecchi. In testa la componente Gelmini-Romele, per esempio, che vedrebbe bene una promozione dell’attuale assessore all’Agricoltura
    Gian Francesco Tomasoni, compensando l’area Cl con un incarico minore magari per l'ex sindaco di Lumezzane, il consigliere Lucio Facchinetti.
    Ma anche la prima dei non eletti del Pdl,
    Maria Teresa Vivaldini, è di area ciellina e, con la sua esperienza di imprenditrice agricola, potrebbe insediarsi direttamente all’Agricoltura risolvendo un problema d’immagine della giunta Molgora, che non ha assessori donna.

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