Lago Bianco, interrogazione di Del Bono e Cominelli per salvare il bacino al Gavia

I consiglieri bresciani del Pd chiedono «quale sia la posizione della Regione» e «se è consapevole della gravità degli impatti ambientali» legati agli interventi per la captazione del bacino, in violazione della zona protetta in cui sorge.

Brescia. I consiglieri regionali del Partito di Lombardia Democratica e Progressista, i bresciani Miriam Cominelli ed Emilio Del Bono, scendono in campo a fianco del movimento Salviamo il Lago Bianco, zona protetta al passo del Gavia.
Il 7 novembre scorso hanno presentato un’interrogazione, al presidente del Consiglio regionale della Lombardia, avente come oggetto «l’Impianto di captazione idrica presso il Lago Bianco al Passo del Gavia, di origine glaciale, nel Parco nazionale dello Stelvio, ultima porzione di tundra artica delle Alpi italiane (e annesse descrizioni relative alla particolarità dell’area protetta): necessità di una maggiore tutela».

lago bianco Gavia

Nel testo presentato dai consiglieri dem viene ribadito come «La captazione del Lago Bianco appare in contraddizione anche con documenti e norme emanate dal Parco e dalla Riserva, secondo cui è divieto modificare il naturale scorrimento delle acque, superficiali e sotterrane, fatti salvi usi e attività autorizzate agro-silvo-pastorale, idrogeologica e di difesa dagli incendi. Riguardo la diffida agli enti inviata da Comitato Salviamo il Lago Bianco, Cai Lombardia e Mountain Wildness, Italia Onlus, solo in seguito, e a danno ormai provocato, è pervenuta risposta dal Parco, da cui emerge uno scarico di responsabilità quando scrive che il Parco è privo di qualsiasi Piano e Riserva Naturale Statale».

I consiglieri regionali interrogano la Giunta Fontana per sapere «quale la posizione della Regione; se è consapevole della gravità degli impatti ambientali; come mai il monitoraggio ambientale ante e post operam della componente vegetazione e gli accertamenti sugli impatti sull’habitat naturale protetto, sono stati chiamati in causa solo a lavori e trivellamenti iniziati; come mai sia il Parco sia la Riserva Naturale Statale Tresero Dosso del Vallon non abbiano ancora in vigore un piano di gestione e un regolamento; infine, secondo quali criteri ERSAF ha concesso l’autorizzazione al cantiere e se la Regione è a conoscenza che i vertici del Parco non hanno preso parte alle Conferenze di Servizi che hanno portato all’approvazione dell’opera e come si posiziona riguardo questa assenza».

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