Terrorismo, 6 anni per Briki e Waqas

I due presunti jihadisti, arrestati a Manerbio, sono stati condannati dalla Corte di Milano. Secondo accusa progettavano attentato alla base di Ghedi.

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(red.) Il tunisino Lassaad Briki e il pachistano Muhammad Waqas sono stati condannati a sei anni di reclusione. La sentenza è arrivata mercoledì 25 maggio dalla Corte d’Assise di Milano dove si è celebrato il processo. Il giudice ha così accolto le richieste che erano state formulate dai pubblici ministeri Maurizio Romanelli ed Enrico Pavone a carico dei due presunti terroristi. Secondo le posizioni dell’accusa e ritenuta reale dal giudice, i due che vivevano a Manerbio, nel bresciano, prima di essere arrestati il 22 luglio del 2015, avrebbero collegamenti con l’Isis. Le indagini erano state condotte dalla magistratura milanese che aveva scoperto, attraverso le intercettazioni telefoniche, il possibile piano dei due presunti jihadisti di attaccare la base militare della Nato e Ghedi e altri obiettivi nel bresciano. A questo si aggiunge il fatto che sui loro profili di social network avevano pubblicato dei selfie davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma con cartelli di messaggi intimidatori.
Il pachistano, secondo l’accusa, avrebbe anche formato e reclutato un altro presunto e possibile terrorista che, però, al momento non è reperibile. Tra le altre accuse accolte dal giudice c’è il comportamento “digitale” ancora del pachistano che avrebbe scaricato da internet un manuale per fabbricare armi e assumere un atteggiamento occidentale per nascondere una presunta indole jihadista. Secondo i pm, la loro situazione sarebbe aggravata dal fatto di essere regolari e integrati in Italia. Alla fine si è arrivati alla condanna che si scontra con le richieste dei legali dei due imputati di assolverli per non aver commesso il fatto. I sei anni di pena inflitti a ciascuno si inseriscono anche nel riconoscimento delle attenuanti generiche in quanto i due imputati hanno scelto di non chiamare testimoni al processo. Attualmente entrambi si trovano detenuti nel carcere di Nuoro e, dopo aver scontato la pena, saranno espulsi come disposto dalla Corte di Milano.

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