India parte II. Le meraviglie della piana gangetica

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Questa rubrica, che propone vacanze in paesi esteri, non vuol essere sostitutiva di una buona guida – strumento indispensabile -, ma fornisce suggerimenti, consigli e piccole notizie pratiche frutto di esperienza diretta, disegnando itinerari che toccano le località più interessanti e particolari del paese descritto. Ovviamente non c'è pretesa di essere esaustivi: considerate il tutto come il racconto di chi, con tutti i limiti del caso, c'è stato. Sono quindi graditi suggerimenti, aggiornamenti e integrazioni.

di Matteo Borghesi


In apertura un bassorilievo del Kamasutra a Khajuraho. Sotto, a destra, il mausoleo del Taj Mahal.

In queste pagine viene descritto il secondo itinerario, dei complessivi sei, dedicato al subcontinente indiano, presentato in generale in un'introduzione alla vita e alle abitudini (Vai alla pagina). Questa puntata attraversa la zona della piana gangetica, una delle più densamente popolate di tutto il paese. Vi è incluso anche un capitolo che riguarda la capitale del Nepal, Kathmandu, in quanto abbastanza affine e vicina geograficamente. Alcuni dei posti trattati sono tra i più famosi e visitati di tutto il subcontinente indiano e possono vantare impressionanti elementi artistici e culturali, frutto anche del dominio islamico che caratterizzò la zona.

Agra. Grande città, tra le più frequentate dell'India, famosa soprattutto per la presenza di uno dei monumenti simbolo di tutto il paese: il Taj Mahal, bianco mausoleo dai quattro minareti tutto in marmo intarsiato, un vero gioiello architettonico. Altro importante obiettivo turistico è il Forte, un complesso di edifici e padiglioni racchiuso tra mura fronteggiante il fiume Yamuna, lo stesso che passa per Delhi. Da qualche anno il costo del biglietto d'ingresso è fortemente aumentato ed è cumulativo dei due monumenti: evidentemente il governo locale ha deciso di ottenere il massimo dai luoghi che i turisti considerano da non perdere, il motivo per cui si viene in questo posto. Il resto della città non offre granché da vedere o fare. Da non perdere anche la visita a Fatehpur Sikri, 40 chilometri da Agra, un perfetto esempio di città Moghul, abbandonata dopo pochi anni dalla sua fondazione, 400 anni fa. E' un posto davvero unico in cui potrete girovagare tra moschee e palazzi di pietra rossa sparsi su una grande area, uno di quei posti che sicuramente vi daranno una sensazione particolare, rimanendovi poi nella memoria per la loro straordinarietà. Per giungervi si può prendere un treno locale dalla stazione del Cantonment di Agra, altrimenti un meno comodo autobus che in un' ora vi ci porterà. Agra, essendo meta di abbondante turismo, è piena di hotel di ogni livello: il Grand Hotel, vicino alla stazione del Cantonment, è un buon posto comodo anche per la posizione; per mangiare il Kwality, in Taj Road, un ristorante che appartiene ad una catena di locali che troverete in molte città, offre sempre una buona soluzione di medio livello.


Qui sopra, il forte di Gwalior. Sotto, a sinistra, un'immagine di Khajuraho.

Gwalior. Posta 118 chilometri a sud di Agra, merita la visita per la presenza di un bel Forte, costruito su una spianata in cima a una collina dominante la città. Lo si raggiunge con una lunga strada che sale – meglio utilizzare un risciò – fino alla porta a nord est. Da qui, potrete scendere a piedi dall'altro lato fino al centro. Lungo la discesa si possono visitare vari templi e vedere delle belle statue jain, scolpite nella roccia; calcolate circa tre ore per il tutto. Non lontano dalla stazione ferroviaria, il Motel Tansen offre decenti sistemazioni di vario costo ed è anche fornito di un buon ristorante. Khajuraho. Altra località tra le più conosciute e frequentate dell'India, famosa per i templi – ne restano 22 in buone condizioni – tutti finemente decorati con sculture raffiguranti anche temi erotici. Come in altri posti simili, tutt'intorno al complesso monumentale c'è un grande giardino con fiori e piante che rende la visita ancor più piacevole. Alcune delle sculture rappresentano ardite posizioni da Kamasutra, naturalmente le più fotografate ed ammirate non solo dagli occidentali, che danno un'idea in forte contrasto con l'attuale pudicità della popolazione indiana. Nella zona si possono fare anche delle escursioni in bicicletta a delle cascate che si trovano ad una ventina di chilometri, molto più interessanti in estate ed autunno poiché in altre stagioni l'acqua tende ad essere poca. Per dormire e mangiare una buona soluzione è offerta dal Tourist Bungalow, non lontano dalla zona dei templi. Non è agevolissimo raggiungere Khajuraho: vari bus la collegano con le principali città ma, data la distanza, sarà sempre un viaggio poco agevole. Per prendere un treno diretto verso Varanasi bisogna andare alla stazione di Satna, a 120 chilometri. Più facile ricorrere ad un volo interno, essendo tappa della rotta turistica che collega Delhi, Agra e quindi Varanasi.

Qui sopra, a sinistra, un bassorilievo raffigurante il Kamasutra a Khajuraho. A destra, una veduta di Allahabad. Sotto e in basso, abluzioni a Varanasi.

Allahabad. Città posta alla confluenza dei fiumi Yamuna e Gange, famosa per la grande festa che vi si svolge ogni anno e che richiama centinaia di migliaia di pellegrini, la Magh Mela e che ogni 12 anni diventa ancora più importante e frequentata, la Kumbh Mela. L'ultimo di questi raduni si è tenuto nel mese di gennaio 2001, richiamando da ogni parte del paese qualcosa come 15 milioni o più di persone. Per il resto non è posto da attrarre turisti anche se può essere utilizzato come tappa per spezzare il lungo trasferimento verso Varanasi. Merita una visita la zona presso il fiume dove si svolgono le feste: durante tutto l'anno una lunga fila di mendicanti, alcuni dei quali in condizioni veramente impressionanti, è allineata lungo la strada nei pressi del Forte e fino alla riva con decine di piccoli chioschi e ristoranti di basso livello e di cambia monete (per fare l'elemosina) ad offrire servigi; sulla riva molti barcaioli fanno servizio per gite lungo il fiume e sull'altra sponda, meta di lavandai, vedrete lunghe file di panni stesi al sole a sciorinare. In Mahatma Ghandi Road, il Tourist Bungalow è uno dei migliori posti sia per l'alloggio sia per il cibo in città.

Varanasi (Benares). Altra famosa meta del turismo oltre che frequentatissima città di pellegrinaggio, Varanasi è un posto nel quale molti non tornerebbero volentieri: non piace molto l'atmosfera che ne impregna l'aria, quei continui cortei funebri che sfilano per le vie vicine al fiume – il Gange – e la sporcizia che sembra qui maggiore che altrove. Sono circa un centinaio i ghats (le scalinate che scendono al fiume) affollati di pellegrini che vi convengono per le abluzioni, sparsi lungo 5 chilometri di riva e tutti sulla stessa sponda, alcuni dei quali interessanti per i palazzi che vi si affacciano; sono posti in cui lo spettacolo dei sadhu, di donne e uomini, di gente da ogni dove, offre motivo per trascorrere ore ad osservare i riti del bagno nel fiume sacro. Sulla riva c'è una grande sporcizia con vari animali in funzione di spazzini che frugano secondo il proprio gusto – le vacche carta e vegetali, i cani i residui dei pasti, i maiali tutto quello che possono ingerire, le scimmie a rubacchiare quello che riescono – oltre a mendicanti dalle atroci malformazioni come in pochi altri posti vi può capitare di vedere. In due di questi ghats, alle estremità nord e sud della città, si cremano i cadaveri su pire che ardono per tutto il giorno: lo spettacolo non è esaltante, l'odore acre è quasi insopportabile ma può essere un'esperienza interessante assistervi. Non scattate assolutamente fotografie in questi luoghi: rischiereste di essere aggrediti dai parenti del morto e vi sarebbe richiesta una cifra in denaro come indennizzo per il torto subito; una buona possibilità per osservare questi riti è quella di affittare una imbarcazione che vi consentirà una buona visuale delle rive oltre che, se proprio ci tenete, di scattare delle foto da discreta distanza. L'acqua del Gange, grigia e torbida, sulla cui superficie non di raro vedrete galleggiare resti di cadaveri non combusti, viene con raccapriccio dei turisti, bevuta dai pellegrini e utilizzata da molti chioschi per fare il tè: ci è capitato di vedere alcuni occidentali semi-residenti berne senza porsi il minimo problema, ma quando si dice volersi fare del male… Per girare nella città, che non offre granché di interessante oltre il movimento sulle rive, dovrete usare un risciò essendo abbastanza vasta e con i servizi (stazione, hotel e ristoranti) posti nella parte nuova, qualche chilometro dal centro e dal fiume. Nel Cantonment, non lontano dalla stazione Varanasi Junction, l'India Hotel, al 59 di Patel Nagar, è un posto discreto ed abbastanza tranquillo al cui piano terra, vicino all'ingresso, c'è un buon ristorante che vende anche alcolici. Evitate i piatti "manciurian", pieni di aglio all'inverosimile e dalla digestione impossibile. Vicino c'è anche l'ufficio della Indian Airlines. Altro buon ristorante è il Kwality, in Kabir Chaura Marg, appartenente alla omonima catena. Una interessante escursione che potrete fare è quella che in 10 chilometri porta a Sarnath, uno dei maggiori centri buddisti dell'India, luogo ove il Buddha pronunciò il suo primo discorso pubblico e fondò la prima comunità. Vari stupa e monumenti sono sparsi in un piacevole grande giardino alberato e vi è anche un ricco museo presso l'entrata. Per arrivarci potrete affittare un motorisciò o prendere un autobus.

Qui sopra, a sinistra, uno stupa. A destra, Patan.Kathmandu. Un breve e comodo volo, o un lungo e disagevole viaggio in autobus portano da Varanasi fino alla capitale del Nepal. Vera città gioiello, ricchissima di monumenti e contornata da altre bellissime località, non potrete mancare di visitarla con una breve deviazione dal tragitto indiano. Il centro storico è un vero museo all'aria aperta, con templi ed edifici in legno dalla particolare architettura arricchiti da statue pregevoli, una via-mercato, detta "freaks road", piena di negozi di abiti ed artigianato sempre affollatissima e dalla atmosfera piacevole, come del resto lo è tutta la città; un quartiere, Thamel, ad uso e consumo del turismo economico pieno di piccoli hotel, ristoranti, botteghe con merci tra le più interessanti e ovunque un'aria dal particolare fascino. Nella valle, raggiungibili con autobus in pochi minuti, le cittadine di Patan e Baghdaon, altri gioielli da non perdere: sono luoghi di grandissimo interesse in cui è piacevole passeggiare, frastornati da templi e case che ovunque attrarranno la vostra attenzione per la particolare bellezza ed architettura, tra piazzette nascoste che celano bianchi stupa e cortili che si aprono dietro piccoli passaggi ove sono nascoste altre inattese costruzioni e templi in abbandono che desteranno ancora il vostro stupore. Pashupatinath, non lontano dalla città, è un altro dei posti da visitare: è una sorta di Varanasi nepalese, ove i pellegrini giungono per i riti della purificazione e per le cremazioni e dove si svolgono raduni di sadhu (asceti, in questo caso shivaiti) per la festa di Maha Shivaratri cui, avendo fortuna di incapparvi tra febbraio e marzo, è interessante partecipare. Nelle limpide giornate di sole la vista offerta dalle imponenti montagne dell'Himalaya che al tramonto si tingono di rosa è grandiosa. Tre o quattro giorni sono sufficienti per vedere i luoghi più interessanti, anche se avendo tempo potreste prolungare il viaggio alla scoperta del Nepal. Nel quartiere di Thamel sono moltissimi i buoni posti per dormire o mangiare: il Kailasha Hotel è uno di questi ma ve ne sono davvero a decine ovunque, per cui non sarà difficile trovarne uno che vi soddisfi. Se arrivate con un volo, all'aeroporto non mancheranno numerosi procacciatori che vi proporranno il loro hotel: se non ne avete già uno, selezionate in base all'offerta ed andate a vedere, senza impegno, le stanze proposte.

Qui sopra due immgini di Kathmandu.

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