Legambiente: “La piccola velocità sta morendo”

"Venti anni fa, nello scalo di via Dalmazia, si muovevano oltre un milione di tonnellate l'anno su rotaia, mentre oggi siamo a meno di duecentomila".

(red.) “La piccola velocità sta morendo vittima delle colpevoli incertezze di Provincia e Comune di Brescia e della inefficienza delle ferrovie dello Stato che sono sempre più costose e meno competitive con i Tir”.
Lo dice Legambiente Lombardia che ricorda come “venti anni fa, nello scalo di via Dalmazia, si muovevano oltre un milione di tonnellate l’anno sulla modalità ferroviaria evitando di far andare sulle strade migliaia di Tir mentre oggi siamo a meno di duecentomila”.
Inoltre, secondo l’associazione del cigno “la nuova strada di collegamento della piccola (via Orzinuovi) con la tangenziale non è una priorità se no non si capirebbe come mai negli anni scorsi con molto più traffico i container potevano essere spediti dalla vecchio accesso di via Dalmazia. Per evitare inquinamento e traffico in città basterebbe intanto aprire il cancello della piccola in via Varese”.
Ma secondo Legambiente in ballo ci sono altri interessi: “La verità è che le Fs hanno cambiato mission aziendale, passando da trasportisti ad immobiliaristi visto che la parte sud dello scalo, 100 mila mq2 , sono destinati a funzioni che non hanno nulla di intermodale e di attinente con il rilancio del trasporto merci su ferro. Anzi questa chiusura ha espulso alcuni operatori accelerando il declino dello scalo e scaricando nell’ultimo anno 40 mila nuovi Tir sulle strade bresciane.
Che fare? “Serve un nuovo patto per il rilancio dello scalo che riprenda i protocolli d’intesa del 2007 e del 2009 ma le FS devono dire se lo scalo bresciano diventerà un deserto come quelli di Rovato e Rezzato che sono stati praticamente chiusi. Sempre 20 anni fa gli scali merci del bresciano sviluppavano oltre 4 milioni di tonnellate di merci l’anno. Ora il traffico complessivo si è dimezzato. Se le FS non sanno o non vogliono più fare trasporto delle merci lascino fare ad altri operatori anzichè cacciarli fuori dagli scali per tenerli inutilizzati e cambiargli destinazione d’uso”.

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