Arriva la stretta per i sanitari che non vogliono il vaccino anti Covid

In provincia di Brescia sarebbero circa 3 mila tra medici e infermieri e alla metà di loro la Ats ha spedito una lettera perché spieghino le proprie ragioni. Alla fine non potranno più lavorare a contatto con i pazienti.

(red.) Sarebbero circa 3 mila nella provincia di Brescia i sanitari (più o meno il 10% del totale di medici, infermieri) che non hanno ancora deciso di farci vaccinare contro il coronavirus. Avrebbero potuto farlo fin da gennaio, essendo tra le categorie prioritarie, ma non l’hanno fatto. Che si possano oppure no definire No Vax poco importa, resta il fatto che la legge imporrebbe loro di farsi inoculare il vaccino anti-Covid, per la sicurezza dei colleghi e dei pazienti con i quali sono a contatto quotidiano, però questo non è ancora avvenuto.
Come informa il Giornale di Brescia, a circa la metà di loro, circa 1.500, sta arrivando proprio in questi giorni una lettera con la quale la Ats Brescia li convoca per spiegare le ragioni della scelta. Dovranno dire se non credono all’efficacia del vaccino, oppure se esistono motivi di salute che li hanno finora sconsigliati dal rispetto della legge. Ricordiamo che l”obbligo è previsto dal Decreto Covid di aprile, appena convertito in legge dal parlamento.
L’iter burocratico del confronto tra i nomi e i codici fiscali dei sanitari e quello dei vaccinati è complicato: deve tener conto del rispetto della privacy e del fatto che è necessario passare attraverso i sistemi informatici dei vari enti dei quali sono dipendenti (ospedali, Rsa, aziende sanitarie) e quello della Regione Lombardia. Ma alla fine la stretta arriverà.
Che cosa potrà capitare a questi  operatori sanitari che non vogliono il vaccino pur lavorando in ambienti a rischio? Finora nessuno di loro è stato trasferito o sospeso dal proprio incarico, ma, una volta completate le verifiche, se possibile l’azienda li sposterà per far loro occupare posizioni che non comportino la  diffusione del virus, nel caso lo contraessero perché privi della protezione del vaccino.
Però questo non sempre sarà possibile e comunque, soprattutto negli ospedali e nelle Rsa sempre alle prese con carenze di personale, potrebbe mettere in grossa difficoltà l’efficienza della struttura, privata di uomini e donne (vaccinati) per la prima linea.

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