Brescia, maltrattate perchè “troppo occidentali”: confermata condanna in Appello

Cinque anni di carcere per madre, padre e fratello di due ragazze di origine pakistana che avevano denunciato i familiari per maltrattamenti.

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Brescia. Confermata, in Appello, la condanna a cinque anni di carcere per madre, padre e fratello di due ragazze di origine pakistana che avevano denunciato i familiari per maltrattamenti.
La difesa aveva giocato la carta della «condizione culturale in cui sono avvenuti i fatti al centro del processo» nel quale le due presunte vittime erano nate in Italia, ma «con regole diverse da quelle dei genitori rimaste alle regole del Pakistan».
Una tesi che non è stata accolta dai giudici per i quali, invece, schiaffi, pugni, tirate di capelli «perché le figlie rifiutavano di studiare ogni giorno le sure del Corano, per obbligarle a indossare abiti tradizionali della cultura pakistana» devono essere configurati come maltrattamenti in famiglia.

La ragazza più grande aveva anche riferito in aula che i familiari l’avrebbero minacciata di farle fare «la fine di Sana Cheema», la 24enne di origine pakistana ma vissuta sempre a Brescia, uccisa dal padre e dal fratello perchè si opponeva alle nozze combinate con un uomo scelto dalla famiglia.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado era stato spiegato che «gli imputati, nel respingere le accuse, non solo hanno negato ogni evidenza ma attraverso il goffo tentativo di mascherare le proprie radicate matrici culturali, hanno addirittura asserito di aver impartito alle figlie un’educazione più libertaria rispetto agli stessi modelli occidentali» sottolineando che «i soggetti provenienti da uno Stato estero devono verificare la liceità dei propri comportamenti e la compatibilità con la legge che regola l’ordinamento italiano».

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