Leal: “Quei manifesti esprimono l’orrore che la caccia rappresenta per noi”

La Leal risponde alle polemiche scatenate dall'affissione di grandi poster contro l'esercizio venatorio nei quarrtieri di Brescia.

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(red.) Sulla polemica innescata dai manifesti anticaccia fatti affiggere dal Lac (Lega per l’abolizione della caccia) e Leal (Lega anti vivisezionista) in alcuni quartieri di Brescia e aspramente criticati da associazioni venatorie e politici, i promotori dell’iniziativa intervengono con un comunicato: “In questi giorni potete vedere nella città di Brescia i manifesti che Lac ha realizzato con Leal”, si legge nella nota. “Mancano infatti fortunatamente pochi giorni alla fine dell’ennesima stagione delle stragi; quella che chiamano stagione venatoria. Una stagione trascorsa ancora una volta, anzi, ancora di più, all’insegna dell’arroganza delle doppiette e dei padrini politici della categoria: di quei cittadini di «serie A+» ai quali, nel nome di una «pubblica utilità» della caccia affermata da più di un delirante sponsor politico, è stato permesso di fare quello che tutti gli altri cittadini reclusi dai Dpcm non potevano fare”.

“Manca poco”, prosegue il documento, “e per questo Lac Brescia e Leal hanno pensato di ricordare con una modalità impattante a livello visivo ed emotivo quello che questo orrore rappresenta per noi. Ed ecco la decisione di far realizzare e collocare alcuni mega manifesti per le vie di Brescia mettendo anche in conto le possibili reazioni infastidite e quelle scandalizzate, il malessere di qualche persona sensibile e la finta indignazione di chi si vede colto sul fatto e prova comunque a negare l’evidenza. Del resto quando si affronta sinceramente il problema del nostro rapporto con gli animali si tocca in molti casi un nervo scoperto, perché sono poche le persone disposte ad ammettere che si nutrono e si vestono di un’immensa crudeltà”.

“Eppure è così”, scrivono ancora Leal e Lac, “e lo è in particolare per la più inutile e inconcepibile delle crudeltà: la caccia. Se i mega manifesti che la Lac e la Leal hanno fatto affiggere in alcuni punti della città causeranno reazioni forti avranno raggiunto il loro scopo; perché nel «leggero» pensiero quotidiano di solito non c’è posto neppure per la sofferenza delle persone; figuriamoci per quella degli animali”.

“La caccia è violenza gratuita, è sangue, è inquinamento ed è distruzione della biodiversità”, conclude il comunicato, “e non c’è niente di più lontano dalla definizione di fatto «culturale» che i praticanti più dialettici cercano di vendere a chi non conosce questo mondo. La cultura eleva le persone, non le spinge a uccidere per divertimento”.
“Sangue e piombo si mescolano per campi, boschi e stagni mentre il nostro cielo, i nostri boschi e i nostri stagni sono sempre più vuoti. Basta provare a camminare in qualsiasi stagione lontano dalle case per vedere e sentire il vuoto e il silenzio che la «cultura venatoria», lo «sport» della caccia, ci ha regalato”.

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