Provincia, il Piano territoriale è “ballerino”

Votata la delibera sulle varianti al Ptcp, in attesa delle decisioni del Pirellone. Giunta compatta sul "no" alla soppressione dell'ente. Molgora: "Eliminare le prefetture".

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(red.) Acque agitate in Broletto. A rischio c’è il Ptcp, Piano territoriale di coordinamento provinciale.
Mentre la Loggia si appresta a predisporre un drastico piano di tagli a spese correnti e ad attuare un serie di ingenti dismissioni del patrimonio azionario ed immobiliare, come emerso dalla seduta consiliare di lunedì, anche la Giunta guidata da Daniele Molgora, che si è riunita nello stesso pomeriggio, deve affrontare le nuove difficoltà insorte per l’ente dalla legge regionale che, sul nuovo Piano territoriale regionale (Ptr, con valenza di Piano paesaggistico regionale) ha modificato gli scenari, imponendo una revisione del Ptcp.
In particolare, ma non è ancora chiaro come il Broletto dovrà muoversi mancando indicazioni precise dal Pirellone, i nodi da sciogliere saranno quelli relativi alle zone agricole e ai poli produttivi. Per questi ultimi dovrebbe avviarsi una stretta, a vantaggio invece dell’agricoltura.
E se, in aula consiliare si è registrata una sostanziale compattezza trasversale alle parti politiche, sull’approvazione della delibera per la variante al Ptcp del 2009, non sono mancate voci critiche al Piano illustrato dal vice Giuseppe Romele.
Per Francesco Mazzoli (Udc) sarebbe stato preferibile attuare ugualmente il Piano e poi, eventualmente adeguarlo alle future direttive della regione.
Maurizio Billante (Pd) ha definito il risultato conseguito finora dalla Giunta “in passivo”, distaccandosi dalla linea del partito in sintonia invece con la collega Laura Parenza.
Critica anche la voce di Luca Pelizzari (Idv) per il quale un piano territoriale va affrontato in modo diverso e non secondo la “logica del mattone e dell’industrializzazione”.
La delibera è passata, coi voti contrari di Idv, Udc e due “no” del Pd. Un “sì” vincolato dalle scelte che il Pirellone si appresta a fare.
In consiglio è anche avvenuto il passaggio di testimone tra le fila della Lega Nord: il dimissionario consigliere Roberto Lancini è stato sostituito da Gianpietro Dusina.
E un’altra parentesi è stata offerta dalla discussione sulla ipotizzata soppressione dell’ente Provincia.
Ad accenderla la richiesta, da parte del capogruppo del Pd Diego Peli, rivolta al numero uno in Broletto, di scegliere fra uno dei suoi due incarichi, parlamentare e presidente dell’ente, dopo che la Giunta per le elezioni di Montecitorio, ha deciso di una procedura di incompatibilità nei confronti dei sindaci di paesi con oltre 20mila abitanti e dei presidenti di Provincia che ricoprano anche il ruolo di deputato.
Molgora è stato accusato dalle opposizioni di “incoerenza” per le posizioni discordanti espresse tra il voto a Roma a favore della soppressione delle Province e dichiarazioni opposte in sede locale.
Nessuno degli eletti in Broletto è favorevole alla paventata eliminazione dell’ente, né al suo ridimensionamento numerico, tanto tra le file della maggioranza, tanto fra quelle delle opposizioni.
Il presidente Molgora ha spiegato che il Parlamento ha rinviato la legge alle commissioni: il nuovo testo prevederebbe la soppressione solo di quelle sotto i 300mila abitanti o, comunque, con un’estensione inferiore ai 3mila km quadrati. Alle Regioni, poi, il compito di trovare una soluzione intermedia tra i comuni e le stesse. Per il numero uno in Broletto, anziché tagliare le Province sarebbe più utile, e maggiormente conveniente dal punto di vista economico, eliminare le Prefetture. Eliminarle del tutto, sarebbe, secondo Molgora, “una cancellazione delle identità locali”.

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