Interventi al cuore, alla Poliambulanza una protesi prima in Italia

Oggi durante un congresso nazionale si potrà assistere in diretta web a un intervento chirurgico di questo tipo.

(red.) Si riducono i tempi e il rischio di complicanze per il paziente che si sottopone a un intervento al cuore di sostituzione valvolare aortica. Merito di una protesi di ultima generazione impiantata con un metodo mininvasivo ed accesso femorale al posto di quella malata. Si tratta della TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation). È quanto accade alla Fondazione Poliambulanza di Brescia – si legge in una nota dell’ospedale – che, prima in Italia e tra i pochi centri in tutta Europa, dispone di questo dispositivo. Boston Scientific, l’azienda produttrice, ne ha dotato la struttura sanitaria in considerazione dell’alto volume degli interventi eseguiti (160 impianti nel 2019) e dell’elevato livello tecnologico raggiunto con il nuovo Blocco Cardiovascolare ‘Alessandra Bono.

Oggi, giovedì 29 ottobre, durante il 41° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica, si potrà assistere in diretta web all’impianto della valvola cardiaca trans-catetere di terza generazione con tecnica mininvasiva proprio dalla sala ibrida della Poliambulanza. A stabilire quali pazienti possono sottoporsi è una squadra, composta da un cardiologo interventista, un cardiochirurgo, un cardiologo clinico, un ecocardiografista e anestesista, che valuta in ogni caso clinico qual è il trattamento più idoneo. Solitamente si predilige la tecnica mininvasiva nei pazienti con più di 75-80 anni, che hanno un rischio cardiochirurgico intermedio-alto e che più di tutti possono beneficiare di tempi operatori rapidi (50 minuti), assenza di anestesia generale (l’intervento di TAVI viene fatto da svegli) e rapido recupero postoperatorio.

“La metodica TAVI – dice Diego Maffeo responsabile dell’Unità di Emodinamica al Dipartimento Cardiovascolare della Poliambulanza – consiste nel posizionare all’interno della valvola alterata una protesi, senza aprire il torace, ma per via endovascolare mediante una puntura dell’arteria femorale. Da numerose evidenze scientifiche emerge che questo approccio è sovrapponibile a quello chirurgico tradizionale, in determinate condizioni, ed è addirittura più vantaggioso in alcune. Ad oggi, nel mondo, vi si ricorre nell’80-90% dei casi nei pazienti anziani ma è molto probabile che nel corso di pochi anni possa trovare ben più ampie indicazioni”. Se i benefici che apporta la tecnica mininvasiva sono già notevoli, risultano però ancora più significativi quando ad essere impiantato è l’ultimo modello di protesi prodotta dalla Boston Scientific.

“Le tecnologie preesistenti avevano dei limiti – continua Maffeo – in alcuni casi alteravano l’assetto elettrico del cuore e rendevano necessario impiantare un pacemaker, in altri casi determinavano piccoli leak paravalvolari che non sigillavano perfettamente la vecchia valvola e che causavano un rigurgito di sangue che dall’aorta tornava in ventricolo sinistro. O ancora comportavano una copertura delle coronarie rendendone più difficile l’accesso in un secondo momento in caso di necessità. Grazie alla nuova protesi, tutte queste possibili complicanze sono state superate, i tempi di ricovero sono stati significativamente ridotti (3-4 giorni) e la probabilità di dimissione a domicilio è diventata molto alta (90% dei casi). In Poliambulanza, inoltre, è attivo un programma di protezione cerebrale nei casi TAVI con maggior probabilità di ictus durante l’intervento. In casi selezionati in cui l’impianto della protesi potrebbe causare la frattura della vecchia valvola, con il rischio che i residui di tessuto calcificato vadano ad occludere le arterie cerebrali, si appongono delle protezioni dei tronchi sovra-aortici per mettere il cervello in sicurezza. Questa pratica, di importanza vitale, viene attuata assai raramente nella prassi comune.

“Il nostro istituto ha sempre creduto, sulla base di solide evidenze scientifiche, nell’importanza della metodica mininvasiva – aggiunge Alessandro Triboldi direttore generale della Fondazione – e ne ha supportato l’adozione nei casi in cui gli specialisti lo ritenessero opportuno. Una scelta intrapresa per il massimo beneficio del paziente, sebbene non ancora incentivata dal Sistema Sanitario Nazionale. Il volume degli interventi eseguiti ci ha consentito di essere selezionati dalla Boston Scientific come prima realtà italiana a poter disporre di una valvola che assicura enormi vantaggi per il paziente. Siamo contenti di poter disporre di un sistema assolutamente innovativo, che ci permette di garantire una cura sempre di maggiore qualità”.

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