A2A, 10 domande “calde” degli ambientalisti

Sono quelle che pongono all'azienda e al Comune di Brescia su inceneritore, termoriscaldamento, rifiuti, raccolta differenziata ed energie rinnovabili.

(p.f.) Dieci domande in cerca di risposta. Tanti sono i quesiti che gli ambientalisti pongono ad A2A in tema di energia e rifiuti a Brescia, scommettendo, però, che le risposte non arriveranno dal convegno organizzato per giovedì 31 gennaio da A2A per celebrare i 40 anni di teleriscaldamento.
“Sarà un’occasione per autocelebrarsi”, ha commentato Imma Lascialfari, del Coordinamento comitati ambientalisti Lombardia. La sintesi della polemica è espressa già nel primo quesito: perché rifare l’intera rete del teleriscaldamento (600 km di doppie tubazioni), ribaltando le strade della città e mantenendo Brescia in ostaggio di questa trappola tecnologica per altri 40 anni, quando esistono delle tecnologie consolidate, che realizzano l’autonomia energetica degli edifici, coibentandoli e utilizzando le varie forme di energia solare (termico, fotovoltaico, piccolo geotermico)?
“Si sta continuando questo progetto faraonico”, ha spiegato l’ingegner Massimo Cerani, “per mantenere vincolata la popolazione a queste tecnologia per altri decenni, anche se ci sono tecnologie da molti anni che permettono di raggiungere lo stesso obiettivo con minori investimenti. Noi crediamo che debba essere scritto da zero un piano comunale energetico per Brescia, orientato al decentramento energetico”. Certo, su tutto incombe l’inceneritore da 800mila tonnellate, ben superiore al fabbisogno bresciano, che obbliga ad importare rifiuti, compresi quelli speciali, da fuori. “Si continua a raccontare”, ha proseguito Cerani, “che la cogenerazione rende più pulita l’aria, ma abbiamo presente che l’ultimo rapporto di Eurostat dice che siamo terza città con aria più inquinata d’Europa. Bisogna uscire dalla logica della combustione”.
Al convegno sarà presente anche Regione Lombardia. “Ma le sue scelte sono eterodirette dal business. A2A sta cercando finanziamenti per costruire impianti per potare l’energia prodotta dall’impianto bresciano fuori dalla città: in pratica, chi ha sbagliato le politiche energetiche, invece di fare una riflessione seria e un passo indietro, chiede alla Regione il permesso per portare in giro l’energia”.
Il Coordinamento attacca anche lo studio che è stato inserito anche nel rapporto sul termoutilizzatore 2008-2010, relativo all’incidenza delle emissioni dell’inceneritore sulla qualità dell’aria bresciana. Dal rapporto, infatti, elaborato dall’università di Brescia, si evince che il Tu incide pochissimo sull’aria.
“La comunità scientifica internazionale”, ha spiegato Marino Ruzzenenti, storico ambientalista, “ha adottato un codice etico per cui uno studio scientifico se è viziato da conflitto d’interessi viene cestinato, non ha alcun valore. Bene, questo studio, che sentiamo ripetere da anni e che sarà ripresentato anche domani, è stato finanziato dal Comune di Brescia, proprietario di A2A. Basta solo questo: se Brescia fosse città un po’ seria, queste cose non si prenderebbero neanche in considerazione”.
Per Ruzzenenti, il rifacimento della rete del teleriscaldamento è roba da ‘parrucconi’. “L’Unione Europea dice che fra sette anni i rifiuti andranno riciclati, non bruciati. E noi, invece, rinnoviamo un sistema che ci vincola per 40 anni, ma fra 30 anni non avremo più  rifiuti, né combustibili fossili: è un vicolo cieco, ma questi parrucconi non vedono qual è il futuro”. Si dovrebbe invece prendere a modello la Germania, che si è data un piano energetico per uscire dai combustibili fossili.
“Il grande fuoco che prendiamo da sottoterra è destinato a finire e dobbiamo affidarci al sole sopra le teste. Brescia”, ha proseguito Ruzzenenti, “può trasformarsi nell’arco di 10-20 anni nella città solare, a parte il centro storico. E’ un dramma perché non se ne discute:  A2A ha deciso di rifare il teleriscaldamento da capo, ci fanno il convegno celebrativo e punto”.
Altro nodo critico: perché bisogna teleriscaldare la città anche in estate? “E’ ovvio che i rifiuti si bruciano anche in estate, per cui producono calore che si disperde. La temperatura media, a Brescia, in estate aumenta di 2 gradi, con grandi danni anche di salute, ad esempio, per gli anziani”. La proposta degli ambientalisti, dunque, è di riaprire, innanzitutto, il dibattito e sospendere il rifacimento della rete. “Dopo di che”, ha concluso Ruzzenenti, “si deve definire un piano energetico comunale di transizione. Partiamo dalla periferia: nei villaggi Marcolini, a Sanpolino e San Polo, dove le tubature sono più recenti, si può cominciare a ristrutturare gli edifici, coibentarli, rendendoli autononi gradualmente, e man mano il teleriscaldamento si fa morire”.
Secondo Cirani,  già oggi la stessa A2A in qualche comune e quartiere mette delle pompe di calore industriale, che sfruttano la temperatura del terreno e riducono il consumo elettrico. “La soluzione”, ha aggiunto Cirani, “è decentralizzare le fonti di energia. Nei paesi del Nord Europa, ad esempio, hanno reti di miniriscaldamento solare di quartiere”. Gli ambientalisti vorrebbero che nel convegno si parlasse di tutti questi temi. “All’indomani della presentazione del rapporto sul Tu”, ha concluso Lascialfari, “l’assessore Paola Vilardi ha ammesso che c’è un problema di impatto ambientale. Vorremmo pensare che si sta andando verso il riconoscimento del problema, si spera fuori dalle diatribe elettorali”.

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