Brescia, i “veci” ricordano Nikolajewka

Migliaia di alpini hanno sfilato per il centro di Brescia per le celebrazioni del 70esimo anniversario della battaglia. Per loro il saluto del sindaco Paroli e della autorità cittadine.

(red.) Migliaia di alpini si sono ritrovati domenica mattina in piazzale Arnaldo per la sfilata che ha concluso i festeggiamenti per il 70esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka.
Lo sguardo dei “veci”, i loro volti segnati dal tempo, la loro emozione e gli occhi lucidi nel ricordare la terribile campagna di Russia. Prima delle nove il piazzale era già stato invaso da una moltitudine di penne nere. Il corteo, partiti da piazzale Arnaldo e terminato in piazza Paolo VI, ha attraversato il centro storico colorandolo con musica e bandiere tricolori ed è stato la degna conclusione del ricco programma organizzato dall’Ana di Brescia.
L’entusiasmo, la simpatia e la disponibilità tipiche degli alpini si sono mescolati con il profumo di vin brulé e con le note delle varie fanfare. La cerimonia bera e propria è cominciata intorno alle dieci, quando il labaro dell’Ana nazionale , il gonfalone del Comune di Brescia, la bandiera di guerra del V reggimento e il comandante delle truppe alpine sono stati onorati dai labari alpini provenienti da ogni angolo d’Italia e da tutte le sezioni bresciane. Da qui, con in testa la fanfare della Julia, il lungo corteo è partito alla volta del Duomo. Subito dietro c’erano le autorità cittadine: il sindaco Adriano Paroli, il suo vice Fabio Rolfi, il prefetto Narcisa Brassesco Pace, l’ex presidente della Provincia Alberto Cavalli e l’assessore provinciale Aristide Peli. Appena dietro, i militari, seguiti dai gonfaloni delle associazioni d’arma. I labari delle tre sezioni provinciali, Brescia, Valcamonica e Monte Suello, accompagnati dai rispettivi presidenti, precedevano quelli di altre città e province vicine e lontane. Subito dietro migliaia di alpini.
Veri protagonisti della giornata sono stati i “veci”, i reduci tornati dall’inferno di ghiaccio e neve della campagna di Russia che, trasportati con mezzi militari, sono stati sommersi dagli applausi del fiume di persone che li attendeva ai bordi delle strade e in piazza. Giunti davanti al Duomo, gli alpini si sono disposti di fronte al palco da cui le autorità hanno portato il loro saluto. Forlani, presidente delle penne nere bresciane ha ricordato come proprio in questa piazza ci fu il primo abbraccio con rappresentanti della popolazione russa, che diede inizio ad una lunga amicizia.  Poi, rivolgendosi ai reduci, il presidente, ha sottolineato l’importanza del ricordo di quegli eventi tragici, indicando proprio nei “veci” la nostra bandiera, la nostra forza. Emozionato anche il sindaco Paroli, convinto che l’amicizia con Nikolajewka debba essere consacrata con un gemellaggio. Il prefetto, Narcisa Brassero Pace, si è detta orgogliosa di rappresentare una Repubblica che i reduci hanno contribuito a costruire. Non è mancato nemmeno il contributo del comandante delle truppe alpine Alberto Primicerj, il quale ha ribadito la fierezza nel portare il cappello con la penna, simbolo di speranza, solidarietà e progresso. La conclusione è stata affidata alle parole di Corrado Perona, presidente nazionale Ana che ha ricordato come l’amicizia con il popolo russo sia il patto più bello, in un mondo che va controcorrente, ribadendo la necessità di volersi bene.
Ricordare dunque, perché certe tragedie non si ripetano. Lo dobbiamo ai nostri morti, ai nostri reduci e a noi stessi.

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