Studi ambientali soft, pressioni sull’Arpa?

Secondo il Codisa ultimamente ai cittadini mancano anche le informazioni che consentano loro di capire la reale gravità della situazione.

(red.) Brescia è una città inquinata, lo sanno tutti, ma secondo il Codisa ultimamente ai cittadini mancano anche le informazioni che consentano loro di capire la reale gravità della situazione.
Un’idea che è nata confrontando l’ultimo studio Arpa sulla qualità dell’aria del quartiere di San Polo denominato “Esiti degli accertamenti effettuati a Brescia – San Polo fra il 2011 e il 2012. Giugno 2012” ed una precedente relazione, sempre dell’Arpa, del 2010 denominata “Monitoraggio delle deposizioni atmosferiche. Microinquinanti organoclorurati. Luglio 2009 a Luglio 2010. Brescia. Quartiere San Polo. Dicembre 2010”.
“E’ pur vero”, spiega una nota, “che le due relazioni non eseguono gli stessi monitoraggi in quanto quest’ultima analizza le ricadute al suolo dei microinquinanti organoclorurati, mentre la più recente prende in considerazione anche altri inquinanti (Sostanze Organiche Volatili Sov, Aldeidi, Idrocarburi Policiclici Aromatici Ipa, Metalli, Pm10 e Pm 2,5)”.
Nella relazione più vecchia, però, secondo il Codisa “l’analisi dei fenomeni è molto più profonda e meticolosa, descrivendo dettagliatamente tutte le componenti analizzate, le metodologie, le influenze esterne, le fonti , le normative di riferimento, i materiali. Nella più recente gli argomenti non paiono trattati allo stesso modo”.
Qualche esempio? “Nella più vecchia relazione, tra le postazioni di controllo e di confronto con San Polo c’è anche via Cantore, un quartiere non soggetto a fonti inquinanti particolarmente importanti. Nella più recente si confrontano tre quartieri simili per sorgenti inquinanti: villaggio Sereno (inceneritore + A4 + Tang. Sud), S.Polo (Alfa + A4 + Tang. Sud), Buffalora (bitumifici + A4 + Tang. Sud), con dati riscontrati sostanzialmente sovrapponibili e che non rendono l’idea della reale criticità ambientale.
Una differenza sostanziale, poi, la si ritrova “confrontando le conclusioni delle due diverse relazioni.
Lo studio più datato concludeva non lasciando dubbi circa l’origine del fenomeno inquinante, indicando chiaramente le responsabilità”, imputate a tangenziale, autostrada e industrie.
Nella nuova relazione, invece, “la materia pare trattata in modo più superficiale, (nonostante si siano
analizzati più inquinanti)”. Per il Codisa “lo si può capire anche dal differente numero di pagine (50 contro 8).
Non ci sono grafici o tabelle, i dati (poco analitici) non aiutano analisi e discernimenti. Blande anche le conclusioni “che si limitano ad indicare che i monitoraggi continueranno”.
Il Codisa “considerato che da anni ci confrontiamo fattivamente con l’Arpa di Brescia, nella quale continuiamo a riporre estrema fiducia, anche per la comprovata competenza e professionalità del direttore e dei tecnici”, si chiede quindi se “l’ultima relazione non abbia subito troppe indebite pressioni esterne all’Ente, tendenti a calmierare una situazione ambientale e sanitaria preoccupante”.

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