Gli indagati: “Siamo solo dei dipendenti”

Sono state sentite dal gip di Brescia le altre persone coinvolte nel presunto giro di tangenti e traffico illecito di rifiuti. I difensori hanno chiesto la revoca dei domiciliari.

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(red.) Si sono svolti mercoledì, davanti al gip di Brescia cesare Bonamartini, gli interrogatori delle persone indagate nel “caso Nicoli”, per traffico illegale di rifiuti e corruzione.
Davanti al giudice sono comparsi Giorgio Oprandi, Giovanni Pagani, Walter Rocca, Egidio Grechi e Bartolomeo Gregori.
Grechi si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre gli altri hanno risposto alle domande del magistrato, negando gli addebiti.
L’inchiesta verte su un presunto giro di tangenti per la discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona) e sull’utilizzo di materiale di scarto nei cantieri della Bre.Be.Mi.
Le dichiarazioni degli indagati sono state tutte incentrate sulla stessa linea: in quanto solamente dipendenti della Locatelli sarebbero stati all’oscuro del traffico illecito di rifiuti e anche delle mazzette.
Questa la difesa sostenuta dal pontogliese Giovanni Battista Pagani, factotum di Locatelli, Bartolomeo Gregori, responsabile dei mezzi di trasporto della “Locatelli” e Walter Rocca, responsabile dell’impianto di trattamento dei rifiuti dove, secondo l’accusa, in realtà le scorie effettuavano solo “un passaggio”, ma senza essere trattate adeguatamente prima di essere poi conferite nei cantieri della Brebemi di Fara Olivana con Sola e Cassano d’Adda, cantieri ora posti sotto sequestro.
I difensori degli indagati hanno chiesto la revoca della misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari. Spetta ora al gip Bonamartini, che ha tempo cinque giorni, valutare se accogliere le istanze delle difese.
Resta in carcere invece Franco Nicoli Cristiani , vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia per il quale il pm di Milano Alfredo Robledo ha chiesto la rinnovazione della misura cautelare della custodia in carcere.

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