Eredi Gnutti Metalli: chiusura con il segno più

L'azienda bresciana ha archiviato il 2011-2012 con un leggero utile. Ma la crisi si fa sentire e, secondo il direttore generale Pinassi, "lo Stato deve pagare i suoi debiti".

(p.f.) Chiude con un leggero utile il bilancio 2011-2012 di S.A. Eredi Gnutti Metalli. Un risultato che l’azienda definisce incoraggiante, visto il contesto di un mercato in contrazione.
Nel corso dell’esercizio, infatti, si sono registrati minori ricavi in funzione delle minori quantità prodotte fatturate; sui conti hanno inciso anche l’aumento dei costi, soprattutto quelli legati all’energia e alle materie prime, e agli oneri finanziari. In totale, il fatturato dell’azienda capogruppo è di 232milioni 720mila (contro i 292milioni dell’esercizio precedente); l’utile netto è di 546mila euro (contro i 3milioni311mila del 2010-2011); il reddito operativo lordo è di 18milioni 595mila euro, leggermente superiore ai 18milioni 87mila dell’anno prima. Resta sostanzialmente uguale il numero di dipendenti (240 contro i 249 dell’anno precedente), così come stabile è il costo del lavoro (9milioni751 contro i 10milioni 40mila euro del 2010-2011), grazie all’adozione dei contratti di solidarietà, che sono stati confermati fino a febbraio 2014.
“Per la capogruppo”, ha spiegato il direttore generale Claudio Pinassi, “l’esercizio si è chiuso in maniera soddisfacente con un sostanziale pareggio. Ma le difficoltà non mancano”. S.A. Eredi Gnutti Metalli S.p.a. è a capo di un gruppo che comprende anche Italfina, Ilnors Spa, Ilnor Gmbh e Dalmet, acquisita nel 2012. Nel complesso, il gruppo si è affermato a livello europeo nel settore delle barre di ottone e dei nastri di rame e di ottone. I semilavorati prodotti si rivolgono a mercati diversificati: industria della rubinetteria e del valvolame acqua e gas, automotive, trancerie per contatteria elettrica, produzione di caldaie e scambiatori di calore. “Gli effetti della crisi”, ha aggiunto Pinassi, “si avvertono a più livelli. L’ottone viaggia sugli stessi volumi di esercizio degli anni scorsi, i laminati in rame sono fermi. A questo si aggiungono difficoltà di solvibilità e default dei nostri clienti”.
Per il 2013, dunque, sarà prioritario valutare la sicurezza commerciale e affidabilità dei clienti. “La stretta creditizia continua ad essere fortissima. La situazione perdurerà per il 2013, per cui il tema del credito commerciale rischia di diventare più pressante dei volumi di vendita. Ci stiamo organizzando per affrontarlo al meglio”. Segnali negativi arrivano anche dall’estero, dove il gruppo è presente soprattutto con i laminati industriali. “Da ottobre scorso”, ha proseguito Pinassi, “anche la Germania mostra segni di rallentamento evidenti e preoccupanti. Anche lì iniziano ad esserci delle insolvenze”. Ma come si può uscire da questa situazione? “Con delle regole più chiare sul mondo bancario”, ha concluso Pinassi, “inutile che le banche prendano soldi dalla Bce per compare titoli di stato: va bene, ma non è possibile che non ci siano riscontri sul settore industriale. La soluzione passa attraverso l’asservimento della finanzia all’economia e non viceversa. E poi lo Stato deve pagare i suoi debiti”.

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