Italcarni, dipendenti vogliono patteggiare

Venerdì 12 davanti al giudice i tre accusati hanno formulato la richiesta. Si deciderà il 22 aprile. Due veterinari dell'Asl chiedono l'abbreviato.

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Italcarni(red.) Venerdì 12 febbraio si è svolta l’udienza preliminare sul caso di Italcarni, il macello di Ghedi, nel bresciano, finito sotto inchiesta e sequestrato dalla procura per il maltrattamento eseguito sugli animali. A questo si aggiunge il fatto che diverse carni macellate e destinate alla vendita avevano concentrazioni di batteri decine di volte oltre i limiti consentiti dalla legge per la salute pubblica. Davanti al giudice Cesare Bonamartini si sono presentati tre dipendenti e due veterinari dell’Asl coinvolti nell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. L’udienza è stata l’occasione da parte dei primi tre di chiedere in via formale di patteggiare la pena e di raccogliere le posizioni di chi si voleva costituire parte civile nel processo.
Sono stati ammessi la Lav, Adiconsum di Brescia, il Comune di Ghedi, la lega per l’abolizione della caccia e Animal Amnesty, mentre è stata esclusa quella del Partito Protezione Animali. Il procedimento è stato aggiornato al 22 aprile quando i tre dipendenti dovrebbero vedersi ratificare il patteggiamento, pari a 1 anno e otto mesi per due di loro e a 1 anno e dieci mesi per il terzo. I due veterinari dell’Asl, invece, hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Si parlerà anche dei risultati degli esami compiuti sulle carni da parte dell’Istituto Zooprofilattico. Per quanto riguarda la richiesta di patteggiamento a 2 anni e due mesi del titolare di Italcarni, Federico Osio, il giudice valuterà in un altro momento.

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