Tondino, “cartello” tra aziende bresciane?

L'Antitrust ha aperto un'istruttoria contro sei imprese accusate di essersi accordate su un prezzo per l'acciaio. Fatte ispezioni nelle sedi.

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Acciaio(red.) Un “cartello del tondino” tra sei aziende siderurgiche bresciane. E’ l’accusa con cui l’Antitrust ha aperto un’istruttoria tra le maggiori imprese nazionali che producono e commercializzano i tondini in acciaio. Secondo l’autorità garante sulla concorrenza e il mercato, ci sarebbe stata un’intesa orizzontale tra le aziende coordinando il prezzo di base e quello extra di dimensione per i prodotti. Così, tra mercoledì e giovedì i funzionari, insieme al Nucleo speciale Antitrust e Guardia di Finanza sono entrati nelle sedi dell’Alfa Acciai, Ori Martin, Feralpi Siderurgica, Industrie Riunite Odolesi, Ferriera Valsabbia e Stefana, oltre a Federacciai, Associazione Industriale Bresciana e Camera di Commercio.
La vicenda era già emersa nel 2014 quando il tribunale europeo a Lussemburgo aveva confermato le multe da 83,25 milioni di euro per alcune società siderurgiche che avrebbero formato un cartello di tondini in cemento armato per l’edilizia dal 1989 a 2000. Per quel motivo, l’Alfa Acciai avrebbe dovuto sostenere 7,17 milioni di euro, Feralpi Holding 10,25 milioni, le Industrie Riunite Odolesi 3,58 milioni, Acciaierie Leali 6,09 milioni, Leali 1,08 milioni, Lucchini 14,35 milioni e Valsabbia Investimenti 10,25 milioni. Da Aib dicono che, trattandosi di associazione territoriale, non avrebbero nulla a che fare con la vicenda. Federacciai, invece, si dice disponibile a chiarire la posizione, restando a disposizione dell’Antitrust.

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