Compravendite immobiliari, segni di ripresa

A Brescia, nel 2013, sono state 8786 (furono 9903 l'anno precedente), ma, secondo Nomisma, il mercato sembra rianimarsi.

(red.) Rallenta la caduta del mercato immobiliare italiano nel 2013, che chiude a -8,9% con quasi 88 mila compravendite in meno rispetto all’anno precedente. Il 2012 aveva visto in calo del 24,8%.
Secondo l’Osservatorio del mercato immobiliare Omi dell’Agenzie delle entrate, la flessione si attenua ancora nell’ultimo trimestre che sia ferma a -7,5%.
Sono in calo soprattutto il settore residenziale (-9,2%) e il terziario (-11%), seguiti dal commerciale (-7,3%) e il produttivo (-7,7%).  E’ quanto si legge nell’Osservatorio sul mercato immobiliare di marzo 2014 curato da Nomisma e relativo a 13 città intermedie (Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste e Verona). «Il timido ottimismo che si era diffuso sul finire del 2013, in riferimento alle prospettive del settore immobiliare – prosegue lo studio di Nomisma –  ha trovato solo parziale riscontro nelle effettive dinamiche registrate».
A Brescia le compravendite, nel 2013, sono state 8786 (furono 9903 l’anno precedente). Per quanto concerne i prezzi delgi immobili, Nomisma ha rilevato che, mentre in centro città, per le case nuove, i valori si sono stabilizzati, hanno invece continuato a scendere i prezzi di quelle in periferia (-4,5% su base annua, 1.994 euro al metro quadro contro i 3215 di quelle più centrali, scese di un valore del 3,8%)
«I dati sul fatturato di gennaio confermano il buon inizio 2014 che era stato evidenziato dalla produzione industriale» hasottolinea Sergio De Nardis capo economista di Nomisma. «La spaccatura interno/estero del fatturato mostra inoltre che è sempre l’export a tirare la ripresa. Il mercato nazionale invece è di fatto stagnante: il fatturato manifatturiero realizzato all’interno è, al netto della componente di prezzo, praticamente ai livelli di sei mesi fa. Una ripresa che si fondi solo sul motore estero, mentre quello interno che conta per circa l’80% del prodotto rimane spento, non può che viaggiare a ritmi molto contenuti. Dati i vincoli, una politica che miri a rafforzare la ripresa non può che proporsi di indirizzare le limitate risorse disponibili a rivitalizzare, per quanto possibile, la domanda interna», ha concluso De Nardis.

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