Carte di credito clonate per acquisti online: 9 arresti tra Brescia, Milano e Pavia fotogallery

E' partita da Brescia l'operazione che stamattina all'alba ha portato a smantellare una banda di truffatori.

(red.) Questa mattina all’alba, mercoledì 17 febbraio, i carabinieri del Comando provinciale di Brescia stanno eseguendo una serie di arresti tra le province di Brescia, Milano e Pavia nei confronti di nove persone. L’ordinanza di custodia cautelare a loro carico è stata chiesta dalla procura bresciana e autorizzata dal giudice delle indagini preliminari. I nove indagati sono tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerose frodi informatiche.

I militari hanno così sgominato un’organizzazione dedita all’acquisto fraudolento di beni online utilizzando carte di credito clonate. In seguito incassavano i proventi derivanti dalla vendita di questi stessi beni agli esercizi compiacenti e infine si dedicavano all’autoriciclaggio delle stesse somme per un totale di oltre un milione di euro.

A cadere nella loro trappola, secondo le indagini, sono state più di 200 vittime, anche impiegando società estere create appositamente. Tra l’altro, tra i destinatari delle ordinanze cautelari ci sono anche due che percepivano in modo illegittimo il reddito di cittadinanza.

 

Il provvedimento scaturisce dall’attività d’indagine – convenzionalmente denominata “S.r.l.” – condotta dalla Sezione Operativa della Compagnia di Brescia che, grazie all’impiego di metodi d’indagine tradizionali corroborati da attività tecniche di intercettazione telefonica/ambientale/GPS, avviate nel gennaio 2019 e terminate nel giugno 2020, ha consentito di disarticolare un’organizzazione dedita all’acquisto fraudolento di beni online, in quanto effettuato mediante l’utilizzo di carte di credito clonate, al successivo incasso dei proventi derivanti dalla vendita dei beni presso esercizi compiacenti ed all’autoriciclaggio delle somme, anche mediante la creazione “ad hoc” di società, in Italia ed all’estero. Le attività infatti hanno preso il via proprio a seguito di una classica truffa online per l’acquisto di uno smartphone, utilizzando i dati di una carta di credito carpiti illegalmente, mediante la tecnica del “phishing”. Rintracciata la spedizione, i militari sono intervenuti alla consegna del plico, fermando un primo soggetto, poi indagato, nell’atto di ricevere un ingente quantitativo di telefoni cellulari di alta fascia, tra i quali quello monitorato, poi risultati tutti acquistati con la medesima tecnica fraudolenta. Una lunga serie di accertamenti, sevizi di osservazione ed indagini documentali consentivano di accertare l’esistenza di una prima società “S.r.l.”, costituita ad hoc per ricevere quella consegna. Da qui prende il nome l’intera indagine, proseguita poi in maniera approfondita e certosina dai militari dell’Arma.

Le articolate attività, coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia, hanno permesso inoltre di accertare che i membri dell’organizzazione hanno acquistato numerosi beni, tra cui smartphone ed altri prodotti di elettronica, per quasi 1 milione di euro; le vittime identificate sono state oltre 200, mentre sono stati recuperati beni acquistati illegalmente per un valore complessivo di oltre 200.000 euro. Individuate, inoltre, 5 società S.r.l. costituite appositamente per riciclare i proventi illeciti.
Le investigazioni si sono rivelate inoltre particolarmente complesse e talvolta difficoltose anche a causa delle accortezze costantemente adottate dai sodali, sempre vigili tra l’altro nel cogliere ogni opportunità di guadagno, anche in altri “settori”. È quanto accaduto, ad esempio, allorquando i componenti dell’associazione si sono adoperati per individuare e reclutare dei prestanome quali “falsi datori di lavoro” e fornire per il loro tramite – a circa 20 extracomunitari irregolari sul territorio nazionale, mediante false attestazioni – i documenti necessari ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il tutto dietro pagamento di somme variabili, di volta in volta, tra i 3.000,00 e i 5.000,00 euro.

Ma non è tutto: nell’ambito delle attività è emerso che, seppure abituati ad un tenore di vita piuttosto elevato, due dei membri dell’organizzazione sono riusciti a produrre false attestazioni ed ottenere così indebitamente la concessione, già dall’estate 2020, del reddito di cittadinanza. Dovranno rispondere del reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

 

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