Brescia, “permessi facili”: 130 indagati

30 persone dell'ufficio di via Lupi di Toscana accusate di associazione per delinquere finalizzata a favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina.

(red.) Sono 130 le persone che hanno ricevuto un avviso di notifica di chiusura delle indagini per i cosiddetti “permessi facili”.
329 i capi d’imputazione formulati dalla Procura della Repubblica di Brescia nei confronti di una trentina di dipendenti del Sui, lo Sportello unico per l’immigrazione, di via Lupi di Toscana, ed un centinaio di altre persone, tra immigrati, avvocati, consulenti e commercialisti, chiamati a rispondere di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Secondo la Squadra immigrazione illegale, nell’ufficio, che solo dal 2011 è sotto la direzione della Prefettura, sarebbe stato messo in piedi un sistema per il rilascio di pratiche ad immigrati che non possedevano i requisiti di legge per ottenere i permessi.
Tra le irregolarità contestate, la mancanza dei requisiti lavorativi, l’ assenza di un reale rapporto di lavoro tra le parti e della assenza di requisiti personali del datore di lavoro. Lo riferisce l’edizione odierna del Giornale di Brescia.
Secondo gli inquirenti, dunque, si tratterebbe di irregolarità che hanno portato alla produzione di documentazione o di autocertificazioni false relative alle ultime due sanatorie, quella del 2007 e quella del 2009.
Secondo la Procura sarebbero stati omessi controlli sulla documentazione, anche su quelle persone segnalate dalla questura per precedenti situazioni di irregolarità.
Nell’inchiesta è emerso anche che il mercoledì sarebbe stato il giorno fissato perché i professionisti (avvocati, consulenti, e commercialisti)  venissero ricevuti negli uffici di via Lupi di Toscana, per i “contatti” che si basavano su un giro di denaro contante.

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