“Con il Bigio abbattiamo tutta piazza Vittoria?”

E' la provocazione lanciata dall'assessore Mario Labolani in risposta all'articolo apparso su The Guardian. "Non vengano a insegnarci il nostro passato".

(red.) “Quando ho appreso che l’inglese The Guardian aveva dedicato un pezzo alla polemica del Bigio (si noti bene: alla polemica, non alla notizia o ad una case-history storico-artistica) mi sono stupito che avesse preferito tale argomento (se proprio a Brescia era interessato il tabloid), piuttosto che parlare della nostra nuova ed invidiata metropolitana, della Mille Miglia, il Capitolino (ora vanto Unesco), o la splendida Santa Giulia… Ma no: quello che ha attirato l’attenzione era il ripristino di una statua. Una delle tante opere che la nostra amministrazione ha recuperato”.
Ad affermarlo, in una nota, è l’assessore ai lavori Pubblici del Comune di Brescia, Mario Labolani.
“Così, il giornale di Manchester che si è sempre fatto un vanto dell’essere l’unico quotidiano britannico a diffusione nazionale privo di un proprietario ed indipendente rispetto ai partiti politici, ha pensato bene di farne un caso, politico appunto (forse il Bigio, non ne ero al corrente, ha in passato militato in qualche partito o si è distinto per affermazioni provocatorie?!)”, continua l’assessore in Loggia.
“Comunque, l’opera del Dazzi proprio sembra aver offeso la sensibilità anglosassone. Mi chiedo se in ossequio dovremmo demolire tutta piazza Vittoria e i molti edifici bresciani dei primi del secolo, il Vittoriale o, di più: cancellare ogni simbolo archeologico della nostra penisola in cui campeggi un fascio littorio… Già perché forse la giornalista (che dubito abbia visitato la nostra città) non si è resa conto che il Bigio altro non è che uno dei tasselli mancanti al ripristino, in chiave filologica, dell’originaria struttura di un’intera area cui il Comune ha messo mano non per sfizio ma per precisa volontà, come altrove, di restituire alla città la sua dignità architettonica, storica ed artistica”.
“Lungi da me pensare poi che vi sia della malizia dietro il fatto che le affermazioni del giornale inglese siano state “educate” da una qualche parte politica che voglia strumentalizzare la questione Bigio proprio quando a Brescia si sta andando al voto”, stigmatizza Labolani, “d’altronde a quanto pare non sarei all’altezza di esprimere giudizi: a quanto pare (articolo docet), ora sono l’American University di Roma e l’University College di Londra a doverci insegare la nostra storia…. A istruirci sul fatto che “negli ultimi 20 anni il fascismo in Italia è stato riabilitato”… E io che non lo sapevo!… Infine si tira in ballo l’Olocausto e il nazismo: perché certo il Bigio deve centrare ed espiare entrambi… e in più è proprio vicino ad “una targa commemorativa ad Alberto Dalla Volta, amico di Primo Levi ad Auschwitz” e “a Piazza della Loggia, dove sono commemorate le vittime del 1974”.
Quindi Labolani si rivolge direttamente alla giornalista che ha frimato il pezzo sul The Guardian: “Cara Lizzy Davies: non venirci ad insegnare cos’è il nostro passato… la nostra giunta e tutti i cittadini bresciani hanno sempre pianto e commemorato com’è doveroso quelle vittime così come i caduti di tutte le guerre (abbiamo da poco dedicato un monumento anche ai morti dei bombardamenti così come steli ai caduti del risorgimento), il tutto mentre i nostri ragazzi facevano viaggi organizzati nei lager nazisti e si pubblicavano libri di storia locale…Brescia è una delle poche città ad aver inaugurato il Giardino dei Giusti (a Manchester c’è?), il Percorso della Memoria (che ricorda le centinaia di vittime del terrorismo e della criminalità), le formelle che ricordano i deportati bresciani, poste davanti alle loro abitazioni…”, ha ironizzato l’assessore.
“Chissà se Lizzy (a Roma come corrispondente di The Guardian), è un’amante della coda alla vaccinara? Spero di no per lei: perché se comincia a proporre l’abbattimento del Palazzo della Civiltà Italiana o dell’Archivio Centrale, oppure di mettere al rogo le opere di Livio e Cicerone… le toccherà rinunciare a frequentare le trattorie di Trastevere e riabituarsi ai fish & chips…”, conclude Labolani.

 

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