Canton Mombello, le proposte del Comitato al sindaco di Brescia
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(red.) Martedì 17 settembre il comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello è stato ricevuto dal sindaco di Brescia Emilio Del Bono, unitamente all’assessore alla casa Marco Fenaroli ed al presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Ungari.
Nel corso dell’incontro è stata presentata al sindaco ed agli altri due amministratori una lettera, contenente «alcune ragionevoli proposte finalizzate a dare svolte decisive alla situazione disumana in cui ormai da decenni sono costretti i detenuti di Canton Mombello».
Alla fine dell’incontro, pur non prendendo altri impegni, gli amministratori presenti hanno assicurato che istituiranno un tavolo di confronto teso a risolvere i problemi dei detenuti bresciani cui parteciperanno sia le istituzioni pubbliche che le associazioni o organismi privati che a vario titolo operano con/nel carcere di Brescia, compreso il comitato.
Nella missiva si legge che «Il nostro Comitato ha come scopo primario il radicale cambiamento delle condizioni di vita in cui si trovano i prigionieri rinchiusi a Canton Mombello. Per tale fine siamo stati promotori di diverse iniziative fra cui molteplici presidi sotto il carcere, nel corso dei quali abbiamo avuto contatti con parenti dei detenuti e con ex carcerati dai quali abbiamo raccolto testimonianze univoche sulle disumane condizioni in cui sono costretti a vivere i reclusi. Condizioni non difficili da immaginare se si pensa all’iperaffollamento della casa circondariale ( cronicamente da più del doppio fino al triplo dei limiti regolamentari). Altrettanto scontata è la deduzione che, inevitabilmente, molte gravi malattie infettive e contagiose trovino in tale situazione il proprio naturale ambito di insediamento e di diffusione».
«Su questo fatto- continua il Comitato- abbiamo raccolto diverse testimonianze. Anche la stampa ne ha parlato, in particolare a seguito della notizia del ricovero in ospedale di un recluso colpito da tubercolosi attiva. Da parte nostra non siamo rimasti con le mani in mano, ed ancor prima che scoppiasse la notizia della TBC attiva abbiamo iniziato a rivolgerci a istituzioni sanitarie e politico – amministrative ( ASL Prefetto di Brescia e Sindaco precedente) ed in seguito anche a quelle giudiziarie (Procura della Repubblica, Ministro della Giustizia, Tribunale di sorveglianza di Brescia, Commissione speciale carceri della Lombardia, Direttrice del carcere di Canton Mombello e Corte europea dei diritti dell’uomo), ma, purtroppo, ancora senza esito».
«Proprio per sbloccare questo pluridecennale stato di cose abbiamo pensato di sottoporLe due proposte che a nostro parere potrebbero essere un avvio di soluzione positiva non solo per il carcere di Brescia ma anche per le altre carceri sovraffollate, in pratica tutte» scrive al sindaco Del Bono il Comitato.
«La prima proposta prende spunto e si muove a sostegno del ricorso presentato nel febbraio scorso dal Tribunale di sorveglianza di Padova.
In sintesi: il dottor Bortolato, magistrato di sorveglianza di Padova, ha inoltrato ricorso alla Consulta con cui si richiede una sentenza “additiva”, che cioè dia ai giudici la facoltà di sospendere e rinviare l’esecuzione in carcere della pena di un detenuto non soltanto quand’essa potrebbe determinare “grave infermità fisica” (unico evento oggi contemplato dalla legge), ma anche nei casi in cui verrebbe scontata in condizioni intollerabili di sovraffollamento e dunque si risolverebbe in “trattamenti disumani e degradanti”, secondo la definizione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha condannato già due volte l’Italia per aver lasciato ai carcerati meno di 3 metri (sentenze Sulejmanovic e Torreggiani di condanna dell’Italia nel 2009 e 2013). A sostegno della propria richiesta il magistrato cita i casi di due paesi, peraltro considerati esemplari per i sistemi securitari in vigore, vale a dire gli Stati Uniti e la Germania: nel 2009 una Corte federale ha intimato al governatore della California di ridurre di un terzo la popolazione carceraria in base all’ottavo emendamento della Costituzione americana che vieta le pene crudeli; nel 2011 la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata con un richiamo sul dovere di interrompere reclusioni “disumane” se le soluzioni alternative sono improponibili».
«La nostra proposta – scrive il Comitato- è quella che parta da Brescia una iniziativa di sostegno al ricorso presentato dal magistrato padovano. Iniziativa di cui Lei signor Sindaco dovrebbe essere il capofila, in qualità di istituzione più rappresentativa della popolazione bresciana e quale principale garante della salute di tutti i cittadini, compresi i detenuti. In concreto le chiediamo di convocare un tavolo di confronto di tutte le istituzioni pubbliche e tutte le associazioni o organizzazioni private che direttamente o indirettamente hanno a che fare con il carcere affinché pubblicamente sostengano il ricorso del magistrato di sorveglianza di Padova. Noi pensiamo che una tale presa di posizione quanto più ampia sarà tanto più costituirà un fattore decisivo per la risoluzione positiva delle gravissime condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti di Canton Mombello».
«La seconda proposta- conclude la lettera del Comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello- parte dalla triste constatazione che molti dei detenuti a Brescia non riescono a ottenere i trattamenti alternativi al carcere che potrebbero essere loro assegnati. Ci riferiamo agli arresti domiciliari ed agli affidamenti ai servizi sociali o alle comunità. Per quanto riguarda, in particolare, gli arresti domiciliari negati, spesso il motivo è la mancanza di una dimora o di una dimora avente i requisiti di legge A questo proposito ci permettiamo di fare rilevare che Brescia ha un cospicuo patrimonio immobiliare pubblico del tutto inutilizzato. Sul tema la nostra proposta è quella di destinare parte degli immobili vuoti a dimore per i detenuti cui manca solo un’abitazione a norma per ottenere gli arresti domiciliari. Proprio per questo abbiamo chiesto che all’incontro fosse presente anche l’assessore alla casa Marco Fenaroli».
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