Brescia, nuova vita agli apparati elettromedicali

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apparati elettromedicali(red.) La strategia di riduzione dei rifiuti è una grande opportunità, specie per un Paese come il nostro, povero di materie prime e di risorse minerarie e, allo stesso tempo, particolarmente vulnerabile ai fenomeni di inquinamento di acqua, aria e suolo. E così, da imperativo etico, la riduzione dei rifiuti si trasforma in un vero e proprio giacimento: di materiali, di oggetti, ma anche di incroci virtuosi tra competenze molto diverse. E’ quanto hanno voluto sperimentare le organizzazioni del progetto LIFE-MED (LIFE13 ENV/IT/000620): Legambiente Lombardia, le cooperative sociali CAUTO e Medicus Mundi Attrezzature di Brescia, quest’ultima attiva nel fornire apparecchiature medicali nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale per lo sviluppo. Queste realtà del no-profit lombardo, insieme all’Università di Brescia e all’ente no profit Ateliere Fara Frontiere, hanno unito le forze per un progetto, ammesso al finanziamento Life Ambiente, che guarda ad una realtà, quella della sanità pubblica e privata, con occhi diversi da quelli usuali.
Si è svolto giovedì 27 settembre a Brescia il primo incontro che ha dato il via ufficiale al progetto LIFE-MED, iniziato a luglio 2014 e che terminerà nel 2017. Secondo Anna Brescianini,  responsabile di CAUTO: “Il mondo della prevenzione dei Rifiuti è davvero vasto, e ogni giorno è possibile trovare nuove soluzioni per intercettare materiali prima che divengano rifiuti. CAUTO da 20 anni si occupa proprio di esplorare questo universo da valorizzare”.
Il progetto punta alla riduzione dei rifiuti, attraverso il recupero, ricondizionamento e riassemblaggio di attrezzature che possono tornare ad essere pienamente funzionali per essere distribuite a cliniche e centri medici ma anche a cittadini che necessitano di supporti elettromedicali di qualsiasi tipo, dai nebulizzatori per aerosol ai semplici ausili sanitari.
“Vogliamo sperimentare, anche in un ambito delicato come quello delle cure sanitarie, il modello dell’economia circolare, che non spreca risorse ma le rimette in circolo – spiega Marzio Marzorati di Legambiente – la cura delle persone richiede dispositivi estremamente costosi,  complessi e soggetti a rapida obsolescenza tecnologica. Insieme ai nostri partner di progetto, vogliamo verificare la possibilità di concedere una nuova vita a presidi sanitari che possono continuare a fare ricerca e a salvare vite umane, invece che finire nel mucchio della spazzatura elettronica”.
In Europa ci sono 11.000 ospedali, 68.000 tra ambulatori, cliniche e laboratori, 55.000 cliniche veterinarie. Numeri impressionanti se si pensa ai materiali e alle attrezzature che vi entrano e a quelli che ne escono, come rifiuti e apparecchiature sostituite. E nemmeno tanto innocui: solo per quanto riguarda gli ospedali, i rifiuti sono 3.000.000 tonnellate annue. E se una parte di essi non possono che essere distrutti in quanto potenzialmente a rischio infettivo, la gran parte invece (85%) sono materiali suscettibili di valorizzazione, attraverso il riciclaggio e, in molti casi, il riutilizzo. E’ il caso delle attrezzature elettromedicali, il cui smaltimento è problematico per la possibile presenza di sostanze tossiche e persistenti nell’ambiente.

 

 

 

 

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