Federazione agronomi: tutela del suolo in Lombardia

(red.) Nei giorni scorsi, la Federazione degli Ordini dei dottori agronomi e dottori forestali lombardi ha presentato un’articolata proposta in vista della revisione della Legge regionale n.12 del 2005, in merito alla quale Regione Lombardia ha recentemente avviato un processo di consultazione con le rappresentanze interessate alla tutela del territorio bresciano e lombardo.
«La nostra categoria –  ha dichiarato il presidente della Federazione lombarda, Gianpietro Bara – ha manifestato la piena disponibilità a collaborare con la Regione al fine di addivenire in tempi brevi ad una legge di governo del territorio che sia in grado di sostenere e premiare la corretta gestione del territorio lombardo, anche ai fini della prevenzione del dissesto e della riduzione del consumo di suolo: il tutto con la chiara consapevolezza che il contributo dei dottori agronomi e dei dottori forestali all’interno dei team di pianificazione è irrinunciabile, considerando che il territorio extraurbano, agricolo o forestale, rappresenta tuttora la componente predominante della superficie territoriale regionale».
La Federazione invita gli amministratori pubblici ad effettuare scrupolose valutazioni dei costi-benefici derivanti dalla trasformazione di ulteriore suolo agrario e ad adottare atteggiamenti prudenti e lungimiranti, ricorrendo – anche in sede di VAS – ad adeguati indicatori per la contabilizzazione dei costi, diretti ed indiretti, derivanti dal consumo di suolo.  Secondo la federazione, infatti,  risulta preferibile, per la collettività recuperare aree già urbanizzate (spesso inutilizzate o abbandonate), così come attivare adeguate politiche di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio già esistente.
Per tale motivo «la tutela del suolo agricolo ed il freno al consumo di suolo – fa notare Bara – non devono essere visti come necessità contrapposte rispetto allo sviluppo del settore edile. Tuttavia, occorre rendersi definitivamente conto del fatto che occorre dare sistematicamente nuova vita e nuove funzioni ad edificazioni obsolete o dismesse, riqualificando dal punto di vista energetico, antisismico e paesaggistico il vasto patrimonio edilizio esistente, che è già probabilmente sufficiente a soddisfare la domanda potenziale per molti anni».

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