Protea chiede più attenzione sui campi nel Tindouf

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    Tindouf(red.) Sara Baresi, presidente dell’associazione bresciana “Protea, Associazione per la Tutela dei diritti dell’uomo, Italia”, in rappresentanza di Aid Federation è intervenuta a Ginevra, al ventinovesimo “Human Rights Council” delle Nazioni Unite.
    La presidente, nell’occasione dell’Item 3, ha presentato il lavoro condotto insieme con un network di associazioni italiane e internazionali sulla prevenzione dei matrimoni precoci e forzati, e sulla creazione di una comunità di persone impegnate nella ricerca e nell’applicazione delle buone pratiche in materia di diritti umani, con particolare attenzione alle donne e ai minori.
    Protea insieme a Mete Onlus, WishWall Foundation (USA), Antilla, Ceipes Italia, Hyro (human rights youth organisation), Hands off women, Antigone Sicilia ha creato il gruppo di lavoro.
    L’impegno ha visto una fase iniziale della promozione di una campagna dal titolo”Sono una bambina, non sono una sposa”, promossa da Mete Onlus e sta proseguendo con un lavoro nelle carceri, nei servizi sociali, nelle scuole e nell’organizzazione di percorsi formativi degli operatori sociali sugli squilibri di genere, sull’affettività e sulla sessualità come opera di prevenzione e informazione.
    “In molte realtà, purtroppo, ancora non abbiamo la popolazione censita e noi attivisti dei diritti umani non possiamo, in questo modo, conoscere quante siano le situazioni di violenza, di morte, di nascita, di matrimoni precoci e forzati e di sparizioni. Uno dei casi tristemente conosciuti è quello dei campi di Tindouf. Ancora oggi, nonostante le raccomandazioni internazionali, non ha un censimento della popolazione, solo approssimazioni numeriche che negano l’individualità dell’essere umano e dei suoi bisogni. Le notizie che poi pervengono da organismi internazionali non sono rassicuranti circa le condizioni di vita a Tindouf, e ci parlano di una situazione drammatica dove i diritti fondamentali dell’uomo vengono costantemente violati come la libertà, il diritto allo studio e non all’indottrinamento, la libera di espressione, il diritto di scelta. Ma ciò che temiamo fortemente è proprio l’impossibilità di monitorare la realtà dei matrimoni precoci e forzati. Come presidente di “Protea, associazione per la tutela dei diritti dell’uomo, Italia” e come rappresentante del pensiero di molte associazioni che collaborano ai nostri progetti femminili, chiedo che sia finalmente presa in carico tale incresciosa situazione, al fine di tutelare la popolazione dei campi di Tindouf, strumentalizzata e manipolata per interessi che esulano da quelli di una vita umana”.
    I firmatari del documento: Sara Baresi, Simonetta Lein, Giorgia Butera, Marina Vermiglio, Adele Flora, Pino Apprendi,Marco Farina, Alessandro Imborgia, Isabella Rauti, Franco Lenna, Valentina Vivona, Silvia Amato Petragnani, Raphael Amabile, Valentina Polini, Martina Lotito, Bocchi Beatrice Cristina, Anna Criesi, Rosanna La Malfa.

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