Doppia pensione, faro Procura su ex sindacalista

La magistratura bresciana indaga sul caso di una insegnnate in pensione di Castel Mella, dopo una puntata d'inchiesta de«Le Iene».

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(red.) Ancora un servizio giornalistico de «Le Iene», trasmissione d’inchiesta di Italia Uno, che prende spunto da una vicenda bresciana.
Dopo il caso del «dottor metadone» di Sabbio Chiese, finito nel mirino della magistratura per sospette prescrizioni a pagamento (e in grandi quantitativi ) delle sostanze utilizzate per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti, ora la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo sul caso di una insegnante di Castel Mella, titolare di una pensione integrativa come sindacalista dello Snals.
La trasmissione ha mandato in onda il servizio della giornalista bresciana Nadia Toffa il 17 settembre scorso: a «Le Iene» è stata recapitata una lettera anonima, corredata di documentazione, nella quale viene denunciata la posizione della professoressa che, dopo 40 anni di servizio e solo pochi mesi prima del pensionamento, è stata nominata dirigente del sindacato della scuola. Una “manovra”, come sottolineato nel servizio tv , che le ha consentito, per pochi mesi di presunto lavoro, di assicurarsi 1.500 euro di «pensione integrativa» oltre  a quella da insegnante. Una possibilità che è offerta dalla legge 564 del 1996.
La “iena” Nadia Toffa si è recata nelle varie sedi del sindacato (a Roma, e in quella provinciale) riscontrando che i colleghi della donna non l’avevano mai vista.
«Non c’è e non c’è mai stata» hanno detto negli uffici della Capitale. Analogo copione nel bresciano.
Nel corso del servizio è emerso anche che la professoressa è la moglie di un dirigente nazionale e cognata di un segretario provinciale dello Snals e che la sua nomina non sarebbe stata elettiva, ma avvenuta sulla base di una scelta della dirigenza della sigla sindacale.
Interpellata sulla sua attività da sindacalista, la signora ha affermato, davanti ai microfoni e alle telecamere, di avere lavorato regolarmente nella sede di Roma.
La polizia giudiziaria è stata incaricata dalla magistratura bresciana di acquisire i filmati della trasmissione.

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