Secondo quanto finora ricostruito, verso le 9 l’uomo si è presentato nel negozio della donna con tre pistole. E dopo averla fatta uscire con la scusa di un ennesimo chiarimento, le ha sparato tre colpi e poi si è suicidato. Dietro al gesto, sia motivi sentimentali (legati a una lunga relazione finita da pochi mesi a causa di una presunta infedeltà di lui con una poco più che ventenne dipendente di Sandra Lunardini), che patrimoniali, riferiti alla gestione degli incassi del negozio i cui muri erano di proprietà del 61enne.
Tutte e tre le pistole recuperate sulla scena del crimine dai carabinieri (così come un fucile che l’uomo teneva in cassaforte) erano regolarmente denunciate. Anche se nel 2010 al bresciano era stato ritirato il porto d’armi, che aveva da una quindicina d’anni, ma non la possibilità di detenzione. In buona sostanza il reddito dichiarato non era tale da giustificare che girasse armato.
La donna, tutelata dall’avv. Simone Balzani del Foro di Ravenna, nell’ultimo mese lo aveva denunciato due volte per minacce e percosse: l’ultima appena giovedì scorso. Tuttavia in merito all’eventuale prevedibilità dell’evento, gli inquirenti hanno sottolineato il fatto che mancassero elementi riconducibili allo stalking e riferimenti espliciti alle armi; ma che la donna avesse sempre parlato di una vicenda relativa alla divisione della cassa del negozio che fino al giugno scorso era andata avanti per anni senza problemi.
Omicidio-suicidio, attesa per le autopsie
Nel 2010 a Gianfranco Saleri, il bresciano 61enne che ha sparato alla ex e poi si è tolto la vita a Milano Marittima, era stato ritirato il porto d'armi, ma non la detenzione.