Il Pm ed anche il difensore della donna hanno richiesto che venga riconosciuto il «ne bis in idem» relativamente a quanto disposto dal gup Francesco Nappo che lo scorso 25 marzo ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti degli stessi imputati accusati di riduzione e mantenimento in schiavitù di alcuni ospiti delle strutture gestite dalla Tanghetti.
La richiesta è stata presentata martedì 2 luglio al Gup Marco Viti, dal Pm Ambrogio Cassiani e dall’avvocato Guglielmo Gulotta difensore della donna. La deciione del giudice si conoscerà il prossimo 19 novembre. Il processo a carico di Tanghetti e delle altre persone imputate resta valido per il capo di imputazione più pesante, quello di associazione a delinquere.
Secondo il legale della “santona”, essendo già stata prosciolta la sua assistita dai reati di riduzione in schiavitù, gli altri capi di imputazione rientrano nella medesima fattispecie e quindi sono prescrittibili.