Al Lio Bar l’indie dei “Criminal Jockers”

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(red.) Sul palco del Lio Bar di via Togni a Brescia, arriva uno dei nomi forti dell’indie italiano, i “Criminal Jockers”. La formazione pisana presenta il nuovo album “Bestie”, già osannato dalla critica. Figli biologici del punk rock e dell’indie americano di fine anni ottanta, sono tornati indietro scoprendo la new wave e la psichedelia, passando inoltre dall’inglese all’italiano.A seguire Tibe Dj set (rock/new-wave).
L’appuntamento è per venerdì 26 ottobre alle 22,30 (apertura locale alle 21), con ingresso libero.
Negli ultimi due anni i Criminal Jokers non si sono fermati un attimo: hanno suonato ovunque e spesso mettendosi al servizio di altri musicisti che li hanno aiutati a crescere e maturare (gli Zen Circus, Nada e Il Pan del Diavolo). Tornano ora, con un album che catalizza l’energia degli esordi e la trasforma in nervi.
I toni di “Bestie” sono cupi, grevi, figli della crisi eppure lontani da qualsiasi accenno all’attualità. Parlano di noi, ma lo fanno guardandosi dentro. Figli biologici del punk rock e dell’indie americano di fine anni ottanta, sono tornati indietro scoprendo la new wave e la psichedelia, il suono è diventato più compatto e la scrittura sembra volere prendere mille strade diverse. Non a caso la band capitanata da Francesco Motta e Francesco Pellegrini ha ampliato la formazione fino a diventare un quartetto capace di riprodurre dal vivo le sonorità complesse dell’album. Dopo una piccola anteprima estiva, i Criminal Jokers non vedono l’ora di tornare sul palco e fare quello che sanno fare meglio: suonare senza risparmiarsi, fino all’ultima goccia di sudore. “Bestie” è stato presentato dal vivo il 4 ottobre al Circolo degli Artisti di Roma per poi approdare sui palchi di tutta l’Italia.
I Criminal Jokers nascono a Pisa a metà degli anni zero e sono poco più che ventenni ai giorni nostri.
Poche chiacchere rispetto al passato quindi, ma molta sostanza nell’oggi. Nascono come buskers in chiave punk, mutuando strumentazione ed attitudine dai concittadini Zen Circus e quindi da tutto un certo tipo di folk punk americano figlio dei Violent Femmes e dei Cramps.
La personalità e la costanza li allontanano presto da influenze “pesanti” e riescono a scrivere una manciata di brani che poco hanno da invidiare – se non nulla – a band piu anziane o blasonate.
L’ingresso del chitarrista Francesco Pellegrini, già tra le fila dei livornesi Walrus, importa nella band la scarica elettrica e new wave che mancava alla base ritmica storica (Francesco Motta e Simone Bettin) per completare la mutazione in una band capace di affrontare il primo disco con la testa alta.
Il disco intitolato “This Was Supposed To Be The Future” esce a fine novembre 2009 per Iceforeveryone/Infecta/Audioglobe ed e’ prodotto artisticamente da Andrea Appino, chitarrista e voce degli Zen Circus appunto, che partendo proprio dal legame stretto che lega questa giovane band alla propria, ha deciso di elettrificare e comprimere il suono fino ad allontanarlo definitivamente dal folk e portarlo nei territori più fumosi della wave che diventa quasi addirittura dark.
Complice dietro al mixer anche Manuele “Max Stirner” Fusaroli, produttore di molti fra i dischi di maggior successo della scena indipendente italiana: Le Luci Della Centrale Elettrica, Giorgio Canali, Tre Allegri Ragazzi Morti, Zen Circus, Sikitikis, Redworm’s Farm e molti molti altri.
Nel 2012 la band diventa un quartetto e pubblica il secondo lavoro “Bestie”.

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