UniBs: strategia per Alzheimer e Parkinson

Scoperta all’Università di Brescia la funzione di una proteina che consentirà di identificare nuove tecniche di medicina rigenerativa.

(red.) Una possibile strada per il trattamento delle malattie neurodegenerative è stata scoperta a Brescia.
Si chiama MT5-MMP, ed è la proteina chiave di un importante meccanismo biologico alla base del continuo ricambio di nuovi neuroni, che si originano dalle cellule staminali neurali, nel cervello di un individuo adulto.
Uno studio eseguito sui topi e frutto della collaborazione tra le Università spagnole di Valencia e Oviedo e l’Università degli Studi di Brescia è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Cell Biology.
«La qualità della ricerca di Ateneo – commentano dall’Università bresciana – raccoglie l’ennesimo importante riconoscimento grazie al prezioso contributo della dott.ssa Antonella Consiglio, ricercatore universitario di Biochimica dell’Unità di Riprogrammazione dei fibroblasti che afferisce al Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, consorziato all’Istituto Nazionale di Neuroscienze».
«Da poco più di 10 anni è stato rimosso il dogma del cervello quale “organo strutturalmente immodificabile” a seguito della scoperta della neurogenesi,  il processo mediante il quale vengono generate nuove cellule nervose a partire da cellule staminali, già presenti nel cervello. Nell’ individuo adulto, la neurogenesi rappresenta una forma di plasticità estremamente sofisticata ed efficace che contribuisce alla capacità di acquisire, adattarsi e rispondere adeguatamente a nuovi stimoli e informazioni» precisa il prof. Maurizio Memo, Prorettore delegato al coordinamento delle attività di ricerca, internazionalizzazione e alta formazione.
La ricerca dimostra per la prima volta che esiste una proteina denominata MT5-MMP, capace di tagliare N-caderina, liberando così la cellula staminale dal controllo delle cellule della nicchia.
«Se, da una parte, il nostro studio spiega il meccanismo con il quale le cellule staminali neurali si differenzino in neuroni durante l’intero arco della vita di un individuo, dall’altra è importante anche considerare che la perdita del controllo di quiescenza delle cellule staminali possa portare alla formazione di un tumore» spiega Antonella Consiglio.
Ci si augura, quindi, che questa scoperta consenta di identificare strategie specifiche nel campo della medicina rigenerativa per il trattamento di malattie neurodegenerative devastanti come l’Alzheimer e il Parkinson.

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