Cannabis light legale: i numeri del 2020 e la risposta degli imprenditori del settore

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    (red.) L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha cambiato per sempre le nostre vite e ha dato a molti business online un impulso straordinario. Tra i settori che sono stati interessati da una crescita importanti è possibile citare quello della cannabis light.

    Da quando la Legge 242/2016 è entrata in vigore, questo mondo è finito al centro dell’attenzione sia della scienza, sia dei consumatori finali che, nel 2018, hanno premiato le imprese attive, oltre 1.500, contribuendo a dare vita a un giro d’affari di 150 milioni di euro (fonte: stime del Consorzio Nazionale della Canapa Industriale).

    I numeri sono andati crescendo nel corso del tempo, fino ad arrivare a un 2020 stellare che, non appena è scoppiata l’emergenza sanitaria, ha visto diversi e-commerce quintuplicare i fatturati.

    Questo boom ha radici che affondano in diversi ambiti. Il principale riguarda senza dubbio la ricerca di relax.

    Da quando viviamo in prima persona lo stato di emergenza sanitaria, tantissime persone hanno iniziato a rapportarsi con un senso di incertezza mai visto prima e, per esempio, con la necessità di cessare la propria attività lavorativa.

    Per definire i disagi psicologici legati alla pandemia, l’OMS ha coniato l’espressione pandemic fatigue. C’è chi ha scelto di affrontare l’insonnia, ossia uno dei suoi effetti più macroscopici, ricorrendo al CBD, uno dei principi attivi della cannabis e, dati alla mano, il più famoso dopo il THC.

    Caratterizzato da una comprovata efficacia rilassante – attenzione, non si parla di effetti psicoattivi – l CBD può essere assunto in diversi modi e il più popolare è indubbiamente l’olio, prodotto che ha diversi vantaggi anche pratici (può essere assunto ovunque ci si trovi grazie a un pratico contagocce e, a seconda del proprio livello di tolleranza al CBD, scegliendo tra diversi gradi di purezza).

    Dati di Google Trends alla mano – a fine anno è sempre interessante consultarli – si può notare una curva che ha vissuto momenti di crescita soprattutto dopo un mese dall’inizio delle misure restrittive e durante l’estate 2020 quando, finita ormai la fase 1, siamo piano piano tornati a una parvenza di normalità ma con tante ferite e domande in più.

    Quando si parla di olio di CBD, è in ogni caso doveroso fare una precisazione e sottolineare che non si tratta di una soluzione contro la depressione, vera e propria patologia che richiede l’intervento di uno psicoterapeuta.

    Come hanno risposto le aziende
    La filiera della cannabis legale occupa in Italia oltre 10mila persone, molte delle quali sono state coinvolte, da un giorno con l’altro, nel boom di acquisti sopra citato. Come hanno reagito questi imprenditori? C’è che ha messo a punto un servizio di delivery ad hoc e chi, invece, ha completamente rinnovato il proprio sito web in modo da renderlo adeguato alle richieste di un’utenza che acquista sempre di più online – secondo l’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, l’e-commerce guadagnerà quest’anno 26 punti percentuali in più rispetto al 2019 – e che lo fa spesso da smartphone.

    Non bisogna poi dimenticare che, nei prossimi mesi, fattori come la velocità di caricamento e l’interattività influenzeranno il posizionamento dei siti sui motori di ricerca. Gli imprenditori più lungimiranti, desiderosi di cavalcare l’onda iniziata con l’emergenza sanitaria, hanno adeguato subito i loro e-commerce.

    Un’altra risposta interessante riguarda la scelta attentissima dei fornitori per quanto riguarda i capi in fibra di canapa, sempre più popolari sia per il loro livello di sostenibilità, sia per quel che concerne la resistenza ai lavaggi (aspetto fondamentale soprattutto per quanto riguarda le mascherine).

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