Gli ambientalisti: ‘Jervolino attenta’

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Manifestano per la visita in A2A del sindaco di Napoli. "Brescia? Modello sbagliato".


(red.) Per venerdì 4 luglio intorno alle 9,30, un manipolo di associazioni ambientaliste indipendenti ha organizzato un presidio davanti al termoutilizzatore A2A di via Codignole. A scendere in piazza sono Coordinamento comitati ambientalisti della Lombardia, Comitato ambiente Città di Brescia, Cittadini per il riciclaggio, EnergEtica, Comitato contro la centrale turbogas di Lamarmora, Comitato difesa salute e ambiente (Codisa) di San Polo, AltraBrescia, Gruppo meetup "amici di Beppe Grillo di Brescia" e Associazione "Ricomincio da Grillo".
La manifestazione è stata organizzata in contemporanea con la visita del sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, all'impianto di incenerimento (la delegazione sarà accompagnata anche dal sindaco Adriano Paroli). "Ci siamo dati appuntamento là davanti proprio perchè è il gesto più grande di solidarietà che possiamo dimostrare a Napoli e alla Campania", si legge in un comunicato delle associazioni. "Organizzeremo un presìdio pacifico, nel nome della non violenza, della conoscenza, dell'informazione libera e della voglia di cambiare".
Secondo i cittadini bresciani, infatti, i veri "modelli" di riferimento sulla gestione dei rifiuti sono fuori dalla nostra città "e prendere spunto da loro farebbe un gran bene anche a Brescia, che con Napoli ha molto in comune".
"Il Modello Brescia", si legge nella nota, "suggerisce che l’inceneritore sia in grado di far progredire in maniera efficace la raccolta differenziata (r.d.) locale. Eppure, dalla costruzione dell’impianto (1998) ad oggi, la r.d. a Brescia è cresciuta di un misero 9%, assestandosi al 35%. Nello stesso periodo, invece, i rifiuti inceneriti sono aumentati del 300%, sintomo di una produzione a monte divenuta quasi inarrestabile".
"Altrettanto sconcertante", continua la nota, "è l’entità dei finanziamenti pubblici (Cip6) percepiti dall’azienda fino ad oggi, grazie alla crescente produzione di energia elettrica dai rifiuti: circa 400 milioni di euro, con vergogna sottratti a 'norma di legge', tutta italiana, dal loro ben più auspicabile destino, quello delle vere energie rinnovabili, che ancora stentano a decollare".
Secondo gli ambientalisti, queste "semplici valutazioni sarebbero già sufficienti, di per sé, a riconsiderare questo 'modello' per ciò che in realtà è: il simbolo di una città ultima in Lombardia per differenziata e prima per costo di gestione dei rifiuti e utilizzo di discariche. Una città che vanta attualmente il tasso di incenerimento più alto d'Europa e che da anni versa in un'emergenza sanitaria per le emissioni in atmosfera e di gas serra. Brescia non vuole e non deve continuare a fungere da pattumiera d’Italia".
Dunque, stando alle organizzazioni, gli esempi virtuosi non si trovano da noi, ma in altri luoghi d'Italia. Ma quali sono? "Il Consorzio Priula, per esempio, nel trevigiano, raggiunge quota 80% di r.d. su un bacino d’utenza di 200.000 persone (la stessa dimensione di Brescia), tramite la raccolta domiciliare con metodo porta a porta. Novara è passata dal 50 al 70% di r.d. nell’arco di soli 18 mesi, sempre con raccolta differenziata porta a porta, rimozione dei cassonetti stradali e istituzione di una tariffa puntuale, seguendo il principio che chi meno differenzia più paga. O ancora, si potrebbero citare le esaltanti esperienze del Centro Riciclo Vedelago, anch’esso in provincia di Treviso, che riduce la frazione indifferenziata al minimo essenziale, rendendo eccessive perfino le discariche, o del comune di Capannori, in provincia di Lucca, primo municipio italiano ad aver deliberato Rifiuti Zero entro il 2020. O perfino San Francisco, città statunitense da 800 mila abitanti volata oltre il 70% di raccolta differenziata".
La solidarietà tra le due città italiane, può comunque essere utile, "ma Brescia deve ricevere temporaneamente i rifiuti da Napoli solo se separati accuratamente alla fonte, per tipo, per poterli valorizzare e destinare alle varie filiere del recupero di materia minimizzando impatti ambientali, economici ed energetici. A tale scopo devono essere attivate sinergie tra industriali del settore del riciclo, selezione e trattamento meccanico biologico per accorciare i tempi di installazione in territorio campano dell'impiantistica necessaria alla selezione e riciclo in loco del 70% almeno dei rifiuti urbani prodotti, riducendo al minimo la quota da destinare a smaltimento nella regione di produzione".
(per maggiori dettagli sull'iniziativa vai al sito internet)

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