Tramonte chiede la revisione del processo: “Non ero in piazza Loggia”

Il 70enne padovano è stato condannato all'ergastolo per la strage del 1974, ma sostiene ancora la propria innocenza, attacca i testimoni a suo carico e il lavoro degli inquirenti.

Brescia. “Sono stato condannato innocentemente per la strage di piazza Loggia, un reato criminale e vigliacco. E io non sono né criminale, né vigliacco”, così ha detto questo venerdì mattina nell’udienza davanti alla Corte d’appello di Brescia per la richiesta di revisione del processo Maurizio Tramonte, padovano di 70 anni, condannato all’ergastolo per la strage, ripetendo le dichiarazioni rese nel corso del processo che si era concluso con la sua condanna: “La mattina del 28 maggio 1974 non ero in piazza della Loggia a Brescia”, ha sostenuto in collegamento dal carcere di Fossombrone dov’è detenuto. “Sono stato condannato innocentemente per la strage di piazza Loggia, un reato criminale e vigliacco. E io non sono né criminale, né vigliacco”.
Tramonte ha attaccato due testimoni del processo, Vincenzo Arrigo e Domenico Gherardini. Il primo disse di aver ascoltato la confessione di  Tramonte sulla sua presenza in piazza della Loggia. Il secondo che Tramonte gli riferì di essere stato in moto, con una Ducati Scrambler effettivamente posseduta in quel periodo dal condannato, alla riunione di Abano Terme nella quale fu deciso l’attentato. “Con loro non ho mai parlato di piazza della Loggia”, ha dichiarato Tramonte. “Sono due persone ignoranti e invidiose. Non è colpa loro, è la loro natura”. Poi ha voluto dire la sua anche sul Pm dell’inchiesta, Francesco Piantoni, e con l’ufficiale del Ros Massimo Giraudo: “Hanno voluto costruire su di me un personaggio che non esiste. Anzi che esiste solo nelle loro teste”.

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