Strage piazza Loggia, commenti alle condanne

Sindaco, Milani e gli avvocati delle parti civili sulle motivazioni che hanno portato all'ergastolo, in appello, di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.

(red.) Si torna a parlare della sentenza di condanna in appello all’ergastolo a carico di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte per la strage di piazza Loggia a Brescia del 28 maggio 1974. L’occasione è stata una conferenza stampa convocata mercoledì 31 agosto in comune per commentare le motivazioni scritte dai giudici a un anno di distanza dalla storica sentenza. Secondo i magistrati, quella strage sarebbe stata di matrice dell’estrema destra e con la complicità dei servizi segreti deviati e di alcune istituzioni dello Stato.
Per Manlio Milani, presidente dell’associazione delle vittime di quell’attentato, la condanna si configura come una vittoria che rende merito ai morti e feriti della strage. Anche se la sentenza, non ancora definitiva, arriva a 42 anni di distanza. Milani, commentando le motivazioni, parla di responsabilità dello Stato e lo invita a farsi più trasparente. Il sindaco Emilio Del Bono ha parlato di una “lezione di democrazia” che arriva dalla sentenza, pur con il rammarico sulle motivazioni arrivate dopo dodici mesi.
In ogni caso, si fa strada il ricorso in Cassazione già annunciato dai legali dei due condannati che hanno fatto riferimento all’Ordine Nuovo e ai servizi segreti. Quindi, sulla giustizia per la strage di piazza Loggia non è stata ancora emessa l’ultima parola. Intanto, la procura dei minori di Brescia ha chiesto più tempo per indagare su Marco Toffaloni, il veronese che avrebbe piazzato l’ordigno quel 28 maggio, quando era minorenne. Alla fine di settembre scadono i termini per le indagini preliminari, ma c’è il rischio di non riuscire a finire. Per questo motivo è stata chiesta una proroga.

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