Nuovo appello rinviato per perizia su Maggi

La Corte d'assise d'appello di Milano ha deciso infatti di valutare le condizioni mediche dell'imputato ed ex leader di Ordine Nuovo, imputato con Tramonte.

tribunale slide(red.) La Corte d’assise d’appello di Milano ha deciso di rinviare a questo mercoledì 27 maggio l’udienza del nuovo processo per la strage di Brescia, dove il 28 maggio 1974 esplose una bomba in Piazza della Loggia, attentato che provocò otto morti e un centinaio di feriti.
La Corte ha deciso infatti di disporre una perizia per valutare le condizioni mediche dell’imputato ed ex leader di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi.  Mercoledì viene nominato il perito per stabilire se le condizioni di Maggi siano così critiche da impedirgli di partecipare al processo. Anche le parti civili hanno nominato un consulente per valutare lo stato di salute dell’imputato.
I legali di Maggi nei giorni scorsi avevano depositato un’istanza per la sospensione del processo, accompagnata da documentazione medica, sostenendo che le condizioni fisiche del loro assistito non gli avrebbero permesso di affrontare il processo. Oltre a Maggi, è imputato l’ex collaboratore dei servizi segreti e ordinovista Maurizio Tramonte. Nel febbraio scorso, la Cassazione aveva annullato le assoluzioni pronunciate a Brescia in entrambi i gradi di giudizio per Maggi e Tramonte, sancendo la definitiva innocenza, dalle stesse accuse, per l’altro ex camerata Delfo Zorzi.
“C’è un impedimento assoluto per Maggi a partecipare a questo processo – ha affermato il suo difensore dopo l’udienza, l’avvocato Gabriele Civello, sostituto processuale dell’avvocato Mauro Ronco – le patologie a suo carico si sono aggravate di recente e le sue condizioni sono così gravi da rendere pericoloso e sconsigliabile il suo trasferimento da Venezia a Milano per prendere parte al processo”.
Per Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari vittime della strage di Brescia, la non partecipazione di Maggi rappresenta uno “schiaffo alla giustizia”. “È certamente un suo diritto – afferma Milani- ma questo rappresenterebbe per noi una beffa. Abbiamo bisogno di un giudizio, che sia positivo o negativo. Se Maggi dovesse uscire dal processo sarebbe un giudizio dimezzato”.
Sono passati 41 anni dalla strage, ma non si conosce ancora il nome di chi, quella mattina, ha posizionato la bomba in un cestino dei rifiuti di Piazza della loggia. Dietro questa strage c’era l’ombra dell’estrema destra di Ordine Nuovo, ma manca una verità giudiziaria. Le numerose tappe processuali non hanno finora portato a un nome. Tra assoluzioni e mancanza di prove, dunque, il nuovo processo di appello – richiesto dalla Corte di Cassazione dopo il ricorso della Procura di Brescia – sembra essere l’ultima speranza per chi, dopo quarant’anni, reclama il diritto di conoscere la verità.

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