Piazza Loggia: «La strage ha una verità»

La sentenza della Corte di Cassazione è stata commentata da Manilo Milani, istituzioni e avvocati di parte civile. Il grazie più sentito, ora, va alla città.

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(red.) La strage di piazza Loggia, la bomba, sono ancora vive nella memoria di molti bresciani. Un nome, un colpevole, ancora non c’è. Qualcosa, però, si sta muovendo.
Dopo la sentenza della Corte di Cassazione di venerdì 21 febbraio, che ha annullato con rinvio l’assoluzione  di Maurizio Tiramonte e Carlo Maria Maggi, la fiducia delle istituzioni, degli avvocati di parte civile e di Manilo Milani, presidente dell’associazione famigliari delle vittime, è ancora forte.
Con l’annullamento dell’assoluzione di Maggi, capo di Ordine Nuovo del Veneto, gli ermellini sono riusciti a fare ciò che la Corte d’assise d’appello di Brescia non è riuscita a fare, nonostante gli esecutori materiali siano stati individuati in Carlo Digilio e Marcello Soffiati.
In occasione di una conferenza stampa tenutasi nella Casa della memoria di via Crispi, Milani ha affermato che «sono stati acquisiti dei punti fermi. Nessuno può dire oggi che non si sa chi ha fatto la strage».
Sono passati 40 anni da quel 28 maggio del 1974: «Il viaggio è stato lunghissimo. La realizzazione del verdetto, anche sotto il profilo emotivo, non poteva che essere forte. È stato un premio alla nostra caparbietà, alla volontà di ricerca della verità e alla capacità di non accettare supinamente la tesi delle accuse che di volta in volta si sono succedute».
Il grazie più sentito, ora, va alla città «che ha reagito con grande forza a quanto accaduto e dimostrato grande attenzione in tutti questi anni, non solo in occasione delle celebrazioni del 28 maggio».

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