Una lettera aprirà gli archivi di Stato?

Inviata una missiva a Monti. Tra i firmatari Manlio Milani, Paolo Bolognesi presidente di Unione Famigliari Vittime per Stragi, Angese Moro e Benedetta Tobagi.

(p.f.) Rivedere il segreto di Stato. Lo ha chiesto la Casa della Memoria di Brescia al presidente del Consiglio Mario Monti, con una lettera che era stata già consegnata al ministro Annamaria Cancellieri in occasione della sua visita a Brescia dello scorso 28 maggio, e che è stata inviata poi direttamente a Palazzo Chigi.
La lettera porta le firme, oltre che di Manlio Milani per la Casa della Memoria, anche di Paolo Bolognesi presidente di Unione Famigliari Vittime per Stragi, Angese Moro, Benedetta Tobagi, Carla Cantone segretario generale Spi-Cgil, Ilaria Moroni coordinatrice Rete degli Archivi per non dimenticare.
Due i punti affrontati nella missiva. Primo, una migliore gestione degli archivi di Stato, che ad oggi sono di difficile accessibilità. La proposta è di mettere in rete gli archivi e di sburocratizzare l’iter per l’accesso. L’altro punto, quello più pesante, riguarda il segreto di Stato. “Dopo una lunga attesa dei decreti attuativi della legge 124/2007, relativa alla nuova disciplina del segreto di Stato”, ha spiegato Milani, “nel settembre 2011 è stata varata una Direttiva per l’attuazione che prevedeva, tra l’altro, che entro il 29 febbraio 2012 ciascun ministero comunicasse all’organismo competente informazioni dettagliate sulla eventuale documentazione riservata da declassificare in suo possesso”.
Tuttavia, ancora non è accaduto nulla. In più, secondo la direttiva, l’obbligo non varrebbe per l’Arma dei Carabinieri. “Ma non c’è motivo perché un corpo debba essere esonerato”. Milani ha anche ricordato nella lettera che il presidente Napolitano, il 9 maggio, ha fatto riferimento al segreto di Stato sottolineando che c’è un atteggiamento positivo e di collaborazione da parte del Copasir.
“Alla luce di tutti questi elementi, chiediamo che venga al più presto dato notizia degli esiti della ricognizione sulla documentazione esistente”. Si chiede anche una separazione tra chi produce i documenti e chi li gestisce. “La ricognizione dei documenti secretati è affidata agli stessi organismi che detengono la documentazione, per cui non esiste possibilità di verifica esterna. Su questo punto sollecitiamo particolare attenzione”.
Ora si attende una risposta dal presidente del Consiglio e, possibilmente, anche un incontro. “Vorremmo solo accrescere il controllo democratico, pur riconoscendo che in alcuni momenti alcuni documenti possano restare segreti: l’importante è che ciò sia limitato nel tempo”. Di segreti di Stato e della strage di piazza della Loggia, la Casa della Memoria continuerà a parlare anche nelle prossime iniziative che sono già in programma.
Il 7 giugno alle 20.45, al teatro Sancarlino sarà presentato il libro “Piazza della Loggia 1: non è di maggio…” di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio. Il 12 giugno, alle 18, sempre al Sancarlino, incontro con Miguel Gotor “Ricerca storica e Strategia della tensione”. Il 18 giugno, infine, alle 20.30, “Strage di piazza Loggia. Una strage ancora impunita”, incontro dibattito presso il palazzo municipale di Salò.

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