Maggi: “Io perseguitato, non c’entro nulla”

Il medico veneziano non sarà presente dietro il banco degli imputati nel processo di appello che si apre martedì a Brescia per l'attentato del 28 maggio 1974.

(red.) In aula a Brescia per il via al processo d’appello per la strage di Piazza della Loggia il medico veneziano Carlo Maria Maggi non sarà presente dietro il banco riservato agli imputati: a rappresentarlo solo i suoi difensori.
Lui, considerato uno degli esponenti di punta degli ambienti veneti dell’estrema destra eversiva appartenenti a Ordine Nuovo, resterà nella sua casa alla Giudecca per problemi di salute, ma di una cosa si dice sicuro: “sono assolutamente innocente”. “Domani non ci vado”, ha detto Maggi, interpellato dall’Ansa, “ci saranno solo i miei avvocati. Ma sono certo solo che io non c’entro nulla”.
Quando era stato assolto in primo grado, nel novembre del 2010, aveva detto che era “un bellissimo momento. Spero sia la fine di tutto”.
L’appello adesso lo riporta alle accuse mosse dalla procura, ma lui si dice “perseguitato”. “Sono 30 anni che mi perseguitano”, ha aggiunto, “prima l’attentato di Piazza Fontana; poi Piazza della Loggia. Per il primo mi hanno prima condannato all’ergastolo e poi assolto; per il secondo subito assolto. Speriamo bene”.
“Mi hanno coinvolto in tutti i processi” ha detto e con una punta di sarcasmo ha aggiunto: “già che c’erano potevano tirarmi in ballo anche per la strage di Bologna”.
Per Maggi, se si voleva trovare gli artefici delle stragi bisognava guardare ai servizi di allora. È una mia idea, non ho però certezze”. E la confessione del pentito Carlo Digiglio? “Si è inventato tutto”, ha  risposto Maggi.

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