Bracconaggio, a Brescia la maglia nera

Secondo il report di Cabs (Committee Against Bird Slaughter), nella nostra provincia l'attività di caccia illegale denunciata è la più alta a livello nazionale.

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    bracconaggio ok(red.) A Brescia va la maglia nera per il fenomeno del bracconaggio.
    Secondo il report di  Cabs (Committee Against Bird Slaughter), realizzato in collaborazione con la Lac (Lega Abolizione Caccia) che ha pubblicato la IV edizione del “Calendario del Cacciatore Bracconiere”, la nostra provincia è quella che detiene la maggiore attività di bracconaggio denunciato (12%), seguita da Salerno (8%), Reggio Calabria (7%) e Cagliari, Ragusa, Caserta e Foggia con ciascuna al 4%.
    A livello regionale la Campania (18%) ruba il primo posto alla Lombardia (16%), seguita da Calabria (11%), Sicilia (10%), Puglia, Toscana e Sardegna.
    Il  dossier riguarda il periodo compreso dal 1 febbraio 2014  al 31 gennaio 2015: 706 i casi raccolti attraverso notizie di stampa e ben 1.594 persone coinvolte in reati nei confronti degli animali selvatici. Un aumento rispetto all’anno scorso del 28,8%.
    Una situazione divenuta oltretutto oggetto dell’apertura di un Pilot (una richiesta di informazioni che precede la procedura d’infrazione) da parte della Commissione Europea.
    Nella stagione appena trascorsa il bracconaggio ha imperversato in Italia. Ne hanno fatto le spese 1 orso marsicano abbattuto a Pettorano sul Gizio, 23 lupi (13 uccisi a fucilate, 7 con veleno e 3 con i lacci). Fra gli uccelli invece 2 aquile reali, 4 astori, 8 falchi pellegrini, 1 lanario, 1 smeriglio, 2 falchi pescatori, oltre a decine di falchi di palude, poiane, gheppi e falchi pecchiaioli. Fra gli strigiformi 1 civetta, 2 gufi comuni, 1 gufo di palude e 2 barbagianni. A questi si aggiungono 1 cicogna nera, 1 cicogna bianca, 1 gru, 3 fenicotteri, 3 ibis sacri e 1 ibis eremita, uno degli uccelli più rari al mondo e oggetto di un progetto di reintroduzione in Italia, abbattuto puntualmente come ogni anno in provincia di Livorno.
    Secondo il report del Cabs, il 78% dei reati venatori sono commessi durante la stagione di caccia e il 58% nei mesi di settembre, ottobre e novembre, ovvero quando gli uccelli che hanno nidificato in nord Europa attraversano l’Italia per raggiungere luoghi più caldi.
    Il 32% dei reati riguarderebbe l’abbattimento di specie protette e particolarmente protette. In aumento, poi, l’utilizzo di trappole, reti e tagliole (18%). C’è poi la caccia in aree protette (8%) e l’utilizzo di richiami acustici elettromagnetici, spesso nascosti in semplici smartphone e cellulari, al fine di attrarre gli uccelli a portata di fucile e riempirsi i carnieri (18%).

     

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