Rifondazione: “Nuovo modello di sviluppo contro crisi idrica e desertificazione”

Brescia. “La scarsità idrica, che abbiamo sempre considerato come un problema lontano dai nostri confini, ci riguarda molto da vicino, con prospettive per quest’anno peggiori della crisi del 2017”, si legge in una nota diffusa da Rifondazione Comunista di Brescia. “L’Osservatorio europeo della siccità indica l’Italia tra i Paesi Ue considerati più a rischio e secondo l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica e Irrigazione il livello dei fiumi del nord è sempre più basso e il rischio desertificazione in aumento, soprattutto in alcune regioni del Sud Italia. La particolare conformazione geografica del nostro Paese mette ancora più a rischio le fonti di acqua dolce a causa del fenomeno cuneo salino che mette a rischio intere colture nella zona del delta del Po”.

“E’ evidente come un simile scenario abbia impatti devastanti sia sugli ecosistemi naturali che sulle attività umane sia in chiave sociale che economica”, scrive Rifondazione Brescia. “I settori destinati a pagare le conseguenze più gravi della siccità sono quelli dell’agricoltura, della zootecnia e della silvicoltura. L’agricoltura europea, dedicata per circa due terzi all’alimentazione animale, utilizza più acqua dolce di qualsiasi altro settore in Europa. Il 59 per cento del consumo totale e il modello di agricoltura intensiva impoverisce la frazione organica dei suoli, rendendoli meno efficaci nel trattenere l’acqua (Fonte Anbi). La disponibilità idrica diminuisce, ma i nostri terreni agricoli hanno ancora più sete”.

“Nel settore agricolo la risposta è nella riconversione verso metodi agro-ecologici“, prosegue il comunicato, “perché mentre l’agricoltura intensiva basata su produzioni specializzate e a bassa diversità, è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, al degrado del suolo e alla scarsità d’acqua, l’agricoltura ecologica è la principale strategia di resilienza alla siccità. Ciò vale anche nel campo della zootecnia passando attraverso modelli alimentari più sani, ricchi di frutta e verdura e con una riduzione di carne e latticini. Ciò porterebbe a risparmiare circa 1.292 litri pro capite al giorno, cioè il 30% dell’impronta idrica rispetto alla situazione attuale”.

“Per compiere questi cambiamenti sono necessari urgenti e sostanziosi investimenti”, chiarisce il documento di Rifondazione, “sia sulla ricerca delle innovazioni agroecologiche, sia di sostegno agli agricoltori e allevatori incentivandoli a compiere una vera transizione ecologica e ai consumatori ad adottare uno stile di vita con un minore impatto sulla disponibilità idrica. Anche le scelte energetiche non sono neutre dal punto di vista dello spreco di acqua. Le centrali termoelettriche a fonti fossili e le centrali nucleari, infatti, consumano enormi quantità di acqua per raffreddare gli impianti a differenza di eolico, fotovoltaico e geotermia a circuito chiuso, il cui impatto idrico si approssima allo zero. Si calcola che un sistema 100% rinnovabile abbatterebbe fino al 97,7% il consumo idrico finalizzato alla produzione di energia”.

“La crisi idrica attuale evidenzia inoltre tutte le pecche di una gestione dell’acqua piegata ad una logica privatistica”, prosegue la nota, “che punta esclusivamente alla massimizzazione del profitto ed è caratterizzata da una decennale mancanza di pianificazione e investimenti infrastrutturali. La gestione del servizio idrico integrato attraverso spa e multiutility si è dimostrato un fallimento se consideriamo il drammatico spreco di acqua potabile data dalle perdite di rete (40% dell’acqua distribuita) e la mancata realizzazione di reti duali (il 50% dell’acqua distribuita è utilizzata per fini non potabili). E’ quindi destituita di ogni fondamento la campagna che sui media mainstream cerca di attribuire la responsabilità della crisi idrica alla mancata privatizzazione che avrebbe fatto perdere investimenti privati. Semmai è l’esatto contrario. La gestione attraverso le multiutility quotate in borsa ha dirottato risorse verso utilizzi diversi dall’ammodernamento e dalla manutenzione della rete idrica”.

“Abbiamo tutti e tutte sotto gli occhi ciò che è avvenuto sulla Marmolada”, conclude Rifondazione. “Lo scioglimento dei ghiacciai significa crolli e slavine, significa perdita della biodiversità, significa la perdita delle condizioni che rendono possibile la nostra vita su questo pianeta. Il contrasto alla siccità deve essere affrontato da un punto di vista di ecologia integrale. Chiediamo quindi lo stop immediato alla riattivazione delle centrali a carbone, di nuove trivellazioni di gas e dell’installazione dei rigassificatori, delle grandi opere idrovore, della cementificazione, che impermeabilizza il suolo rendendo praticamente impossibile il ciclo naturale dell’acqua, degli impianti di incenerimento rifiuti che necessitano di enormi quantità di acqua per il raffreddamento. Il nostro è un approccio di classe e ben consapevole che riguarda le scelte collettive e la gestione delle risorse più che quelle individuali. Non si tratta solo di modificare gli stili di vita ma lo stesso modello di sviluppo”.

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