Riforma della cittadinanza: appuntamento il 5 febbraio in largo Formentone

'Cittadine e cittadini resistenti al razzismo e al fascismo' annulla il presidio indetto per venerdì in corso Zanardelli. Ma prosegue la lotta per una legge che rispetti i diritti di chi è nato in Italia da genitori stranieri.

(red.) Una nota di ‘Cittadine e cittadini resistenti al razzismo e al fascismo’ ricorda che “il 26 novembre scorso, con un presidio antirazzista, è stata lanciata una petizione al sindaco e al consiglio comunale di Brescia con l’obiettivo di promuovere la riforma della legislazione sulla cittadinanza attraverso un’azione di sensibilizzazione degli organi legislativi. L’attuale normativa appare obsoleta, pertanto chiediamo alle istituzioni e alle forze politiche bresciane di farsi parte attiva nel realizzare una legge che tuteli i diritti di cittadinanza per tutte le persone che nascono, vivono, studiano, lavorano nel nostro paese, nel pieno rispetto dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana”.

“Nella giornata di venerdi 14 gennaio 2022 abbiamo indetto un nuovo presidio alle 17,30 in corso Zanardelli a Brescia, per continuare la raccolta delle firme, che purtroppo siamo costretti ad annullare”, prosegue il comunicato. “Dopo una lunga riflessione abbiamo valutato che l’attuale andamento epidemiologico della pandemia suggerisce cautela; per senso di responsabilità verso la comunità abbiamo, a malincuore, deciso di non incontraci in piazza. Chiediamo tuttavia agli organi di informazione di dare rilievo a questa iniziativa che verrà ripresa sabato 5 febbraio con un presidio in Largo Formentone a Brescia alle ore 15,00, nell’abito della campagna nazionale ‘Dalla parte giusta della storia’. Ogni periodo storico è segnato da grandi dibattiti e battaglie per l’ampliamento dei diritti fondamentali e della platea dei percettori degli stessi. Come è successo per il diritto di voto per le donne, il divorzio e le unioni civili”.

“In Italia più di un milione di persone nate da genitori stranieri, cresciute e attive nel tessuto sociale, vivono senza un riconoscimento formale della loro condizione di fatto, di cittadini dello Stato”, si legge ancora nel documento. “L’attuale legge Legge nº 91 del 1992, regola l’acquisizione della cittadinanza italiana in base ad un diritto di sangue: è italiano chi ha almeno un genitore italiano, a prescindere da dove sia nato. Questa legge non rispecchia più l’attuale società italiana e tiene in ostaggio vite, sogni e opportunità. Siamo stanchi di aspettare, abbiamo bisogno di un cambiamento effettivo. Essere dalla parte giusta della storia significa riconoscere che il diritto alla cittadinanza non sia più un privilegio discrezionale concesso a pochi, ma un diritto fondamentale. I tempi sono maturi per una riforma che consenta a milioni di giovani gli stessi diritti e opportunità dei loro coetanei e la possibilità di contribuire al futuro del proprio paese, L’Italia”.

Ecco il testo della petizione inviata al comune di Brescia.
PETIZIONE AL SINDACO E AL CONSIGLIO COMUNALE di BRESCIA
(ai sensi dell’art. 54 dello Statuto e degli artt. 2,3 del Regolamento per il funzionamento degli istituti per la partecipazione e la tutela dei diritti del cittadino)
Dal 2019 è in vigore, nel nostro paese, una legge che prevede l’insegnamento, in tutte le scuole, dell’educazione civica. Contemporaneamente è in vigore una legge sulla cittadinanza, in base alla quale, le persone che nascono in Italia, da genitori stranieri, non hanno e non possono assumere la cittadinanza italiana se non al compimento del diciottesimo anno di età e solo se avranno risieduto legalmente e senza interruzione in Italia dalla nascita.
Un’intera generazione di alunne e alunni (il 10% della componente studentesca) è ritenuta dalle nostre leggi “straniera” pur essendo nata nel nostro paese o avendo vissuto in Italia tutto il percorso scolastico.
Si presenta una profonda contraddizione ed un’ingiustizia: si predispone un curricolo di educazione civica da insegnare in tutte le scuole, e tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno, ma ciò è rivolto sia al 90% di studenti che gode dei diritti di cittadinanza che al 10% che di tali diritti ne è privo.
Si promuove un’educazione civica rivolgendola a persone che, per legge, sono private dello status giuridico di cittadine e cittadini.
Il senso di appartenenza ad una comunità determina, fin dall’inizio dell’esperienza scolastica, il grado di partecipazione e le modalità di coinvolgimento nella vita sociale italiana, con una conseguente assunzione di responsabilità e, di per sé, l’essere presenti nella scuola, da parte di alunne e alunni “stranieri”, è già esercizio di cittadinanza attiva.
Parliamo di giovani e giovanissime generazioni perché è su di loro che si fondano le prospettive future di civiltà del nostro paese ed è per queste persone che va fatta giustizia, riconoscendo loro il diritto di cittadinanza.
Alla luce di questa riflessione e delle considerazioni emerse durante le iniziativa promosse dalla rete Restiamo Umani Brescia, siamo a richiedere la riapertura di una discussione su tale tema nell’ambito del nostro Consiglio Comunale, spazio istituzionale nel quale si dibatte dei bisogni e delle condizioni delle cittadine e dei cittadini tutti e, dove è importante che tale discussione produca un’azione di sensibilizzazione degli organi legislativi, con l’obiettivo di realizzare una modifica dell’attuale legislazione che favorisca la tutela degli stessi diritti per tutte le persone che nascono, vivono, studiano, lavorano nel nostro paese e la costruzione di un’identità, delle nuove generazioni, sulla base di una sempre più solida inclusione nel pieno rispetto dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”

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